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Editore tedesco contro Google: "Da loro quasi un'estorsione"

L'ad di Axel Springer contro il colosso del web: "Vogliono creare un superstato digitale dove le leggi antitrust e quelle sulla privacy non esistono"

Il logo di Google su un tappetino negli uffici di Parigi
Il logo di Google su un tappetino negli uffici di Parigi

Si riaccende lo scontro tra editori e Google. L'ultimo a scagliarsi contro il predominio dell'azienda di Mountain View è Mathias Döepfner, il ceo del colosso tedesco dell'editoria Axel Springer, che ha lanciato un duro monito in una lettera aperta pubblicata sul quotidiano liberalconservatore Frankfurter Allgemeine.  

Tutto è iniziato, in realtà, con un articolo del ceo di Google Eric Schmidt sulla stessa testata, in cui si elogiavano i rapporti tra il colosso dell'informatica e il gruppo Springer. "Noi non avevamo molte altre scelte valide che non trovare un’intesa con Google", replica ora Döepfner, "perché non vedevamo alcun motore di ricerca alternativo che ci garantisse di ampliare la nostra presenza online”.

Accusa pesante, se si ricorda che Axel Springer, oltre a pubblicare più di 200 tra quotidiani e riviste tra cui Die Welt e Bild, ha una significativa presenza online e numerosi interessi in tv e radio. Döpfner in particolare chiede a Schmidt se Google e il suo fondatore Larry Page non siano creando un "superstato digitale" dove le leggi antitrust e le normative sulla privacy non vengano applicate. Questo anche alla luce delle numerose sanzioni e critiche da parte della Commissione europea per un modello di business che - continua l'editore tedesco - "in ambienti poco onorevoli si chiama estorsione", dal momento che Google ha il potere di discriminare i suoi rivali o competitors nei motori di ricerca".

Più in generale, inoltre, "le grandi compagnie di alta tecnologia sono molto più potenti di quanto l’opinione pubblica non immagini", aggiunge Döpfner, "Con l’eccezione dei virus non c’è nient’altro che abbia tanta velocità, efficienza e aggressività e si diffonda così velocemente come queste piattaforme tecnologiche, proprietarie di un nuovo potere. Il loro potere è paragonabile almeno a quello che la posta tedesca aveva nel mondo prima di internet quando disponeva del monopolio nel suo settore". E, conclude, "la storia dei monopoli economici dovrebbe rammentarci che questi non hanno mai lunga vita".

Dal canto suo Erich Schmidt aveva sottolineato che qualche mese fa i due gruppi avevano firmato una partnership pubblicitaria pluriennale e che Google News non ha fini pubblicitari, ma ha come obiettivo "quello di far uscire l’utente fuori dal nostro sito e portarlo su quello dell’editore". Nell'articolo, inoltre, ricordava che "ogni mese Google invia oltre 10 miliardi di visite ai siti degli editori di tutto il mondo" e che "gli editori mantengono il pieno controllo sul fatto di essere inclusi in Google News o solo nella ricerca web".


"Vale la pena sottolineare che riceviamo di gran lunga più richieste di essere inclusi in Google News che non di essere esclusi, perché molti editori vedono il vantaggio di rendere il loro contenuto trovabile da nuovi lettori", ha concluso.

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