In Egitto via alla repressione dei «Fratelli»

In Egitto via alla repressione dei «Fratelli»

Il presidente egiziano Adly Mansour ha dato ieri al premier il potere di delegare ai militari l'arresto di civili. L'annuncio riporta alla memoria di tutti, in Egitto, i sanguinosi mesi della giunta dei generali quando, nel 2011, manifestanti sono morti per mano di soldati e i cittadini erano giudicati da tribunali militari. Fonti governative hanno rivelato all'Associated Press che la mossa potrebbe essere il preludio a un periodo di repressione contro i Fratelli musulmani - il gruppo dell'ex presidente Mohammed Morsi - o a una annunciata operazione militare nel Sinai del Nord. La deposizione del rais islamista ha innescato nell'area al confine con Gaza e Israele la reazione di gruppi armati estremisti che hanno colpito nelle scorse settimane obiettivi della sicurezza. E proprio ieri, l'agenzia di stampa nazionale ha rivelato che nelle ultime ore dieci «terroristi» sarebbero stati uccisi dalle forze di sicurezza nella penisola, venti sarebbero stati arrestati. Fonti locali però non confermano.
Dettagli certi arrivano invece sul fronte della reazione delle nuove autorità nei confronti dei Fratelli musulmani, il gruppo che soltanto fino a poche settimane fa guidava l'Egitto. Dopo che i giudici hanno annunciato la detenzione del rais Mohammed Morsi - accusato di aver cospirato assieme al movimento islamista palestinese Hamas - ieri è arrivato un secondo ordine di arresto per la guida della Fratellanza, il latitante Mohammed Badie, cui sono stati già congelati gli asset.
Nonostante sia sempre più chiara l'intenzione della nuova leadership di accantonare il passato recente e mettere da parte in qualche modo i Fratelli musulmani, il movimento non abbandona la piazza. La giornata al Cairo è stata calma ma ci sono stati scontri e morti - due - nella città di Port Said. Neppure le violenze di giovedì all'alba - in cui secondo il servizio di pronto soccorso nazionale sono morte oltre 70 persone - hanno svuotato il sit-in di Rabaa Al Adwaiya, nei sobborghi del Cairo, dove da settimane si ritrovano i sostenitori di Morsi e chiedono il suo ritorno. I Fratelli musulmani accusano le forze di sicurezza egiziane di aver sparato sulla folla, il ministero dell'Interno ha dichiarato che la polizia non avrebbe aperto il fuoco. Il presidente Mansour - che ha accolto ieri al Cairo il rappresentante per gli Affari esteri dell'Unione europea Catherine Ashton - ha denunciato il «terrore». Il racconto della polarizzazione del Paese passa attraverso queste posizioni contrapposte. Le violenze rischiano di minare la transizione politica. All'interno della nuova autorità iniziano a emergere i primi disagi sulla conduzione della politica interna.

Il vice premier Ziad Bahaa El Din ha scritto su Facebook che il governo non deve imitare le politiche di «oppressione» dei suoi nemici, e il vice presidente Mohammed ElBaradei ha condannato l'uso di forza eccessiva.

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