«Fottuto bugiardo», a Londra sfida elettorale poco british

«Fottuto bugiardo», a Londra sfida elettorale poco british

«Fottuto bugiardo». Glielo ha ripetuto tre volte, muso a muso, Boris Johnson. Fuori di sé per il colpo basso incassato durante il primo dibattito radiofonico: l’accusa di aver usato una società di comodo per pagare meno tasse. Chiuso in ascensore, di fronte il rivale a cui quattro anni fa ha soffiato la poltrona, il sindaco Conservatore non ha resistito all’istinto di insultare il nemico di sempre, Ken «il rosso». quel Ken Livingstone che nel 2000 si aggiudicò la prima elezione diretta nella capitale correndo da indipendente, cacciato dal Labour (poi riammesso) nel giorno in cui aveva annunciato la sua candidatura di rottura e nonostante l’allora amatissimo premier Tony Blair avesse detto di lui: «sarebbe un disastro» alla guida della capitale.
A 29 giorni da una delle elezioni amministrative più importanti del Regno Unito - la sfida del 3 maggio per la gestione della metropoli - alla vigilia delle Olimpiadi in cui la città più multicult del pianeta sarà sotto i riflettori del mondo, Ken «il rosso» - l’amico del presidente venezuelano Chavez, l’ecologista padre della congestion charge, che raccontò di non tirare lo sciacquone per evitare sprechi d’acqua, invitando i londinesi a fare lo stesso, e che ha dato al presidente Obama del «mafioso» per non aver catturato vivo Bin Laden - torna in pista nel tentativo di riconquistare un terzo mandato. E sfida Boris Johnson, il suo opposto: il Tory nemico del politically correct e del multiculturalismo, il rampollo accusato di essere amico dei banchieri della City, l’ex direttore del settimanale The Spectator, compagno di merende del premier David Cameron a Eton ma anche presunto futuro sfidante alla leadership del partito, famoso per le sue battute/gaffe, la passione per la bicicletta, la capigliatura eccentrica.
Che il clima si sia surriscaldato lo si capisce dagli insulti volati in ascensore tra i due sfidanti. La posta in gioco è alta e ha dei risvolti politici prevedibilmente più rilevanti della sfida in sé. Perché l’elezione a sindaco di Londra sarà il confronto più importante fra Labour e Tory dopo la vittoria dei Conservatori alle politiche del maggio 2010. E servirà anche a misurare umori e tendenze dell’elettorato, compresi quelli dei LibDem in corsa con Brian Paddock e in crisi di identità a causa dell’alleanza di governo con Cameron. Una sfida che contiene una curiosa coincidenza: i tre principali sfidanti dei tre principali partiti sono gli stessi del 2008.
La storia si ripete, dunque, ma con uno scenario diverso. Perché al governo del Regno Unito ci sono i Tory dei tagli «lacrime e sangue» e dell’aumento delle tasse. E nonostante si parli tanto di mezzi pubblici - con Livingstone che promette di abbassare del 7% le tariffe - e di violenza per le strade - la dura lotta alle gang dal coltello facile - alla fine è la crisi economica che interessa più di tutto, punto caldo per il 59% degli elettori, prima di criminalità (49%) e trasporto pubblico (38%).
Ecco perché Johnson si è scaldato così tanto ieri. Perché i due - lo rivela un sondaggio Ipos MORI commissionato dalla Bbc - sono pari (27% entrambi) quanto ad affidabilità in tema di strategie economiche. Ma Livingstone, dopo un testa a testa, nelle ultime settimane era scivolato nei sondaggi (41% contro il 49% dello sfidante Conservatore e il 5% di Paddock) proprio a causa dell’accusa di aver usato una società di comodo per pagare meno tasse.

Accusa che ieri ha puntualmente girato al suo nemico Boris. Toccandolo nel vivo. E toccando nel vivo i quasi 6 milioni di elettori che il 3 maggio decideranno chi guiderà la capitale e se il vento sta per cambiare anche dalle parti di Downing Street.

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