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Francia, Google accetta di pagare gli editori per i contenuti

La Francia firma un accordo col colosso americano del web. È la fine della querelle sulla remunerazione degli editori da parte dei motori di ricerca

II presidente francese Francois Hollande e il numero uno di Google Eric Schmidt
II presidente francese Francois Hollande e il numero uno di Google Eric Schmidt

Nonostante l’imminente partenza per il Mali il presidente francese Francois Hollande è riuscito a "piegare" Google, il colosso americano del web, nella lunga diatriba legata alla remunerazione degli editori francesi da parte dei motori di ricerca. Al termine di un incontro a Parigi tra il capo dello Stato e il numero uno di Google Eric Schmidt - che ha messo la parola fine a oltre due mesi di difficili negoziati - l’Eliseo ha annunciato in particolare la creazione di un "fondo di 60 milioni di euro", interamente finanziato dal colosso americano, che avrà lo scopo di "facilitare la transizione della stampa verso il mondo digitale".

L'accordo mette la parola fine alla diatriba legata alla remunerazione degli editori della stampa. Al termine delle trattative, che sono durate oltre due mesi, l’Eliseo ha quindi annunciato la creazione di un "fondo di 60 milioni di euro per la transizione digitale", che sarà finanziato dal colosso americano del web e avrà lo scopo di selezionare dei progetti meritevoli nella transizione digitale. Per il numero uno di Google Eric Schmidt si tratta di "un accordo storico", che va "nell’interesse del popolo francese". Il consiglio di amministrazione del Fondo sarà composto da rappresentanti di Google, dell’editoria, ma anche da personalità indipendenti. Mentre il suo utilizzo sarà controllato da un organo esterno e indipendente. Il Fondo sarà aperto a tutti i siti di informazione generalista e politica. "Il suo compito sarà di selezionare i progetti meritevoli che riceveranno un aiuto", spiega Marc Schwartz, il mediatore del governo francese per la trattativa con Google.

Lo scorso novembre, Hollande aveva lanciato un chiaro messaggio di avvertimento a Schmidt, chiedendogli di aprire al più presto una trattativa con gli editori e giungere a una soluzione sul problema dei contenuti della stampa on line, se non voleva incorrere nella temutissima "Google tax". La scadenza di queste difficili trattative era stata fissata per ieri. "Meglio un accordo che una legge", ha concluso il numero uno di Google.

Per molto tempo, gli editori francesi, italiani e tedeschi hanno fatto quadrato per chiedere di tassare Google, visto che grazie ai loro contenuti il gigante americano del web genera profitti colossali, senza nessuna contropartita.

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