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Il golpe del Nord contro Juncker

Riunione carbonara tra Merkel e i premier di Gran Bretagna, Svezia e Olanda per silurare il leader troppo europeista

Il golpe del Nord contro Juncker

Meglio un inciucio a Stoccolma o un ubriaco a Bruxelles? Il quesito sarà anche poco adeguato al prestigio istituzionale di una carica come quella di presidente della Commissione Europea. Ma la sostanza, fuori dai denti, è solo questa. Da una parte c'è Jean-Claude Juncker, un candidato alla presidenza Ue detestato dagli inglesi e poco amato da quanti vogliono farla finita con la politica dell'austerità e del rigore. Un candidato che la macchina del fango alimentata dalla grande stampa europea, Times e Der Spiegel in testa, descrive come un semi alcolizzato vittima di una sfrenata passione per gin e birra. Dall'altra c'è la riunione semiclandestina svoltasi ieri ad Harpsund, 95 chilometri da Stoccolma, nel corso della quale David Cameron e Angela Merkel hanno discusso con il premier svedese Frederik Reinfeldt e quello olandese Mark Rutte l'imbarazzante questione di un candidato che nessuno più vuole. Bisognerebbe ovviamente chiedersi chi abbia delegato al quadrumvirato, riunito nella casa di campagna del premier svedese, il compito di scegliere un candidato alternativo a David Juncker. La risposta è nessuno. Il mini vertice, svoltosi al di fuori di qualsiasi protocollo ufficiale, ha la stessa legittimità di una riunione carbonara. Ed è in palese contraddizione con tutte le promesse della vigilia del voto europeo quando un mellifluo refrain propagandistico ricordava come - grazie all'articolo 17 del trattato di Lisbona, in vigore dal dicembre 2009 - sarebbe stato il voto degli elettori a indicare il nome del futuro presidente della Commissione.

Jean Claude Juncker, scelto come capolista dalla Merkel e dagli altri grandi elettori del Partito popolare europeo alla vigilia della risicata vittoria alle europee, è però apparso immediatamente inadeguato e improponibile. E non solo per il vizietto che, a dar retta al settimanale tedesco Der Spiegel lo costringe a inattese penniche postprandiali, ma soprattutto per la sua eccessiva foga europeista. Una foga indigeribile per i conservatori inglesi ridotti ai minimi termini dagli euroscettici di Nigel Farage. Tanto indigeribile da spingere il premier Cameron a minacciare un'uscita della Gran Bretagna dalla Ue in caso di mancata sostituzione di Juncker. La mossa segnerebbe, se non la fine della Unione Europea, almeno un suo brusco ridimensionamento. L'allarmata frau Merkel è dunque da settimane alla disperata ricerca di una soluzione. Ma in 28, si sa, è difficile decidere. E allora ecco la pragmatica Merkel pronta a far carne di porco di democrazia e promesse elettorali, per regalare a inglesi ed europei un bell'inciucio in salsa svedese.

Il grande protagonista dell'intrigo intessuto ieri tra i boschi di Harpsund è il padrone di casa, ovvero quel premier Frederik Reinfeldt che tutti i sondaggi danno per grande sconfitto alle parlamentari svedesi del 14 settembre. Insomma un magnifico perdente privo a breve di consenso popolare e di seguito nazionale. Perfetto dunque per tranquillizzare Cameron e per guidare la Commissione prestando la dovuta attenzione ai «consigli» dalla cancelliera. C'è solo un piccolo problema. Accettando l'inciucio e candidatura di Reinfeldt la Commissione europea si affiderebbe a un politico arrivato da una nazione che si è sempre ben guardata dall'introdurre l'euro e dunque conosce ben poco i problemi della moneta unica.

Ma per quello, forse, basteranno i suggerimenti di «frau Angela».

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