«Il budino è in forno» («Le flan est au four»), per dirla con le parole del popolo di Twitter e Facebook. Tradotto: François Hollande passa al secondo turno. Per i francesi, anche per quelli che lo hanno votato, è lui «il budino», il candidato socialista in testa e papabile nuovo«re»di Francia nel ballottaggio delle presidenziali del 6 maggio. Molle, ossia moderato rispetto a una sinistra francese combattiva - figlia del secondo partito comunista più importante d’Europa e ancora un po’ nostalgica della rivoluzione (vedi il quarto posto del «Front de gauche» di Jean-Luc Mélenchon). Ma anche «molle» per i toni mai particolarmente agguerriti, per un passato più da uomo d’apparato che da leader e per una storia fatta di tante sconfitte e nessun trionfo. Così lo ha definito la sua compagnadi partito e probabile futuro primo ministro Martine Aubry, da lui battuta alle ultime primarie socialiste: «Non si combatte una destra dura con una sinistra molle», tuonò la segretaria del partito appena un anno fa. Un affondo rincarato dall’ex compagna di vita e madre dei suoi quattro figli, Ségolène Royal, che con grande lucidità e perfidia ne indicò il tallone d’Achille: «l’inazione». Eppure, all’età di 57 anni, «l’uomo qualunque» che fu il tecnico ombra alla corte dei Grandi, da François Mitterrand a Jacques Delors fino a Lionel Jospin, l’ex segretario di partito che nei suoi 11 anni al vertice (1997-2008) ha collezionato alcune delle peggiori batoste per i socialisti francesi (l’esclusione di Lionel Jospin, superato da Jean-Marie Le Pen, nel ballottaggio del 2002) e la sconfitta personale e di carriera più dura ( battuto alle primarie del 2007 dalla compagna Ségolène, poi sconfitta da Sarkozy), il leader senza nessun esperienza ministeriale pregressa, si è imposto agli occhi degli elettori francesi, proprio per queste sue caratteristiche, come l’anti-Sarkò. Tutto l’opposto del presidente uscente Nicolas Sarkozy. Il simbolo apparente del rigore e della normalità contro il capo di Stato scivolato anche sull’immagine dopo il matrimonio mediatico con l’ex top model Carla Bruni, le vacanze dispendiose pagate da noti miliardari e l’amore per gli orologi costosi e le cene di lusso.
In realtà - in pochi lo ricordano più che l’anti-Sarkò, Hollande si è affermato all’interno del partito come l’anti-Dsk. Contro Dominique Strauss Kahn aveva organizzato la sua battaglia per le primarie socialiste in cui si sarebbe scelto l’uomo da contrapporre a Sarkozy. E anche stavolta, prima che lo scandalo a sfondo sessuale travolgesse l’ex direttore del Fondo monetario internazionale, la prospettiva era di una indubbia e pesante sconfitta. I sondaggi dicevano che tra i due, nel confronto che è mai stato, lo scarto era di circa 20 punti percentuali.
Ma è proprio a questo punto, con le accuse di stupro che coinvolgono Dsk, l’ex uomo di punta dei socialisti, che all’interno del partito e dell’opinione pubblica francese si consuma il cambio di rotta: la voglia dell’uomo normale incarnato da Hollande. Che lo scorso ottobre ottiene l’incoronazione del partito e la benedizione dell’ex compagna Ségolène Royal, riapparsa al suo fianco in un comizio di riappacificazione politica a Rennes.
In giro per Parigi in scooter, quindici chili persi in poche settimane, al fianco la nuova compagna Valérie Trierweiler, ex giornalista di Paris Match , Hollande si definisce «il candidato del rispetto, del dialogo, della democrazia» e ricorda i toni concilianti di Veltroni, compresa la scelta di non citare il nome dell’avversario. Ma se i francesi lo hanno premiato per i suoi toni moderati e per la sua politica più orientata alla «crescita» che «al rigore» - grande successo ha avuto la proposta di introdurre un’aliquota al 75% per i redditi superiori a un milione di euro, nonostante gli scarsi risultati previsti-l’Europa e i mercati tremano al pensiero del suo approdo all’Eliseo. Perché Hollande «il molle» potrebbe mostrarsi più forte delle migliori intenzioni di Bruxelles e rompere l’asse con la Germania che è stata il fiore all’occhiello di Sarkozy. Il candidato socialista si è impegnato già a rinegoziare il «Fiscal Compact», il trattato europeo che impone il pareggio di bilancio entro il 2016 e per questo ha già provocato il mal di stomaco alla cancelliera tedesca Angela Merkel.
I mercati sembrano terrorizzati all’idea sia della supertassa al 75%, sia dei livelli di spesa pubblica a cui potrebbe tornare Parigi se realizzasse davvero i punti del suo programma: dal ritorno all’età pensionabile a 60 anni alle 60mila nuove assunzioni nella scuola. Ma Hollande promette: «Sarò più forte dei mercati e della finanza». Perché «la Francia non è fallita, sono i suoi leader che hanno fallito».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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