Ma come mai i signori del premio Nobel sono così incartati nei loro smoking da non avvertire il freddo né il vento di tempesta? Capisco che vogliano dare all'Europa una pacca di incoraggiamento sugli stracci, ma che cosa gli è venuto in mente di assegnarle il Nobel per la pace? Quali sognanti fantasie norvegesi li dominano, quali autorizzano in loro un insopportabile politically correct che non può che danneggiarci? Per risolvere i guai, non biosgna seppellirli nella melassa.
La Spagna è al 50 per cento di disoccupazione giovanile e in buona compagnia, la Grecia è appena stata teatro di manifestazioni contro la Merkel con sventolio di croci uncinate, l'antisemitismo risorge tanto da costringere gli ebrei svedesi e francesi alla fuga, l'impatto con le comunità radicalizzate degli immigrati islamici ci trova impreparati.
Serbi,Kosovari, Croati, Azeri, Armeni, Curdi, Turchi, Ciprioti,Osseti, Ceceni, Albanesi, Macedoni... chiedete a loro e agli altri protagonisti dei conflitti come va la vita. I conflitti risarciti, li vedi in trasparenza sotto una pelle sottile appena risarcita spesso con un little help from my friends, gli americani. Chiedete agli abitanti delle metropoli, ai sindacati, ai governi ormai in conflitto economico l'uno con l'altro, se questa è un'Europa nel segno della pace. Laddove si impegna in mediazioni riesce a peggiorare le cose, per esempio in Medio Oriente, dove il tocco europeo, anti israeliano, ripete il suo fallimento. Dove aiuta i nuovi governi delle rivoluzioni arabe, lo fa preoccupata di non scontentare, non riesce a trattare termini che garantiscano regimi moderati, ma lascia che la Fratellanza Musulmana si erga su tutto senza metterla in discussione.
Il Premio Nobel ne ha già fatte di tutti i colori, basta pensare che è finito in mano a Yasser Arafat, inventore del terrorismo di massa; che ha deificato Mohammed El Baradei che, quando era capo dell'Aiea, ha minimizzato fino ad azzerarlo il pericolo atomico iraniano; che ha bizzarramente premiato Obama perchè non era George Bush; e Jimmy Carter, quando c'era tanto da criticare... C'è ancora una lunga fila.
Tutti insieme ci
raccontano la favola bella di una classe dirigente troppo buona per essere vera, e che con le sue fantasie evita i problemi veri. Quelli di un'Europa che tutti sognamo, unita, in pace, ma davvero, non per finta come oggi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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