Un italiano tra i linciati L'accusa della folla: «Trafficavano organi»

Si tratta di Roberto Gianfalla, era nato a Palermo ma viveva in Francia. È morto in Madagascar Contro di lui per il momento non ci sono prove

Un italiano tra i linciati L'accusa della folla: «Trafficavano organi»

C'è un italiano tra i morti nelle violenze delle ore scorse in Madagascar, lo ha confermato ieri la Farnesina. Tre persone giovedì sono state aggredite, torturate e gettate in un falò su una delle spiagge dell'isola turistica di Nosy Be, nel Nord. La folla fuori controllo che ha attaccato due stranieri e un malgascio accusava i tre d'essere all'origine del rapimento e dell'uccisione di un bambino di otto anni, trovato morto mercoledì senza occhi, bocca, lingua e genitali, secondo i residenti che hanno subito parlato di traffico d'organi.

La polizia dell'isola ha aperto un'inchiesta e finora nessuna delle accuse della folla inferocita è stata provata. Inoltre, secondo il capo della gendarmeria di Nosy Be, Richard Ravalomanana, non ci sarebbero ancora prove di mutilazioni sul bambino, perché il cadavere sarebbe stato sepolto prima di poter effettuare l'autopsia.

Intanto un funzionario del ministero degli Esteri italiano ha detto ieri che a causa delle condizioni del corpo, carbonizzato, era ancora difficile avere certezze sull'identità del connazionale ucciso. Secondo fonti di stampa locale si chiamerebbe Roberto Gianfalla, 50enne originario di Palermo ma residente da anni in Francia, in Madagascar con un visto turistico scaduto. L'uomo aveva anche passaporto francese.

Secondo la Bbc, il malgascio, ucciso diverse ore dopo le violenze contro i due stranieri, sarebbe la persona che la polizia aveva fermato e interrogato mercoledì dopo la scomparsa del bambino, poi rilasciato per mancanza di prove. Proprio la sua detenzione avrebbe fatto scattare i tumulti. Una folla inferocita ha accerchiato la caserma di polizia dove si trovava il sospetto. Gli agenti hanno sparato per disperdere la folla e hanno ucciso almeno due persone. I disordini sarebbero stati innescati da voci popolari che si sono gonfiate con le ore.

Il cadavere del bambino sarebbe stato rinvenuto in mare, scrive il sito malgascio l'Express, vicino alla barca dei due stranieri, additati poi come colpevoli da una folla ormai fuori controllo. Sotto tortura, i due avrebbero confessato d'essere dietro alla morte del bambino, hanno detto residenti. Sia la Farnesina sia il Quai d'Orsay hanno invitato i turisti a prendere precauzioni. Il sito del ministero degli Esteri italiano Viaggiare Sicuri è stato aggiornato: a seguito dei «gravi disordini e fatti di sangue» di Nosy Be, sconsiglia «al momento» viaggi nell'area, «pur essendo la situazione dell'ordine pubblico in apparente via di normalizzazione». «A coloro che già si trovassero in loco si raccomanda in ogni caso, la dovuta prudenza nelle ore diurne, e si consiglia di evitare spostamenti nelle ore notturne».

Le autorità locali hanno arrestato sei persone per i fatti di giovedì. Resta il mistero però sulla dinamica degli eventi e sulle accuse della folla di traffico di organi. In Madagascar linciaggi ed episodi di giustizia sommaria sono già avvenuti in passato. Gli stessi residenti hanno parlato di «giustizia pubblica».

Tra la popolazione della piccola isola voci su episodi di traffico d'organi legato alla stregoneria circolano da tempo. Quasi impossibile però che siano episodi reali, ha spiegato ieri Alessandro Nanni Costa, direttore generale del Centro nazionale trapianti italiano: «Gli organi per trapianto devono essere prelevati da un medico in condizioni sterili in una sala operatoria e immessi in liquido di perfusione, non prelevati all'aperto».

Il presidente ad interim malgascio, Andy Rajoelina, ha condannato «in maniera ferma e categorica l'uso della violenza e l'atto barbarico» e inviato sull'isola alcuni ministri. Gli scontri e i disordini delle ore scorse arrivano a poco meno di tre settimane da elezioni, in un Paese politicamente instabile.

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