Maldive, stuprata dal patrigno e condannata a cento frustate

Il dramma di una ragazzina di 15 anni: dopo le violenze è stata processata per avere avuto rapporti col futuro marito. E punita

Maldive, stuprata dal patrigno e condannata a cento frustate

Le Maldive sono un Paese che raramente fa notizia. Le immagini del favoloso arcipelago dell'Oceano Indiano ci arrivano dai dépliants delle agenzie di viaggio, dai siti dedicati ai viaggi di nozze. Ben separata dai resort a cinque stelle esiste però una realtà che a volte emerge per storie difficili che poco hanno a che vedere con le vacanze.
Il governo delle Maldive dopo giorni di feroci polemiche ha preso ieri una posizione sulla sentenza di una corte minorile che ha recentemente condannato una ragazza di 15 anni a cento frustate. L'accusa: aver avuto rapporti sessuali prematrimoniali. Il sesso prima delle nozze è illegale nell'arcipelago. La storia però è più violenta e terribile. Il dettaglio sulla vita sessuale della ragazza, di cui non si conosce il nome, è emerso all'interno di un'inchiesta della polizia iniziata quando nel giardino di casa della donna è stato ritrovato sotterrato il corpo di un neonato. La giovane, della remota isola di Feydhoo, nel Nord, ha testimoniato d'essere stata violentata per anni dal patrigno, d'essere rimasta incinta. L'uomo avrebbe ucciso il bambino alla nascita.
Le autorità invece di vedere nella ragazzina la vittima di ripetuti abusi l'hanno condannata per aver ammesso rapporti prematrimoniali con un altro uomo: cento frustate - al compimento dei 18 anni, se vorrà «posticipare» l'esecuzione della sentenza - e otto mesi di arresti domiciliari (che scatteranno subito). Il patrigno che per anni ha abusato di lei, e che ora è accusato di violenza e presunto omicidio, rischia 25 anni di carcere ma non è ancora stato processato. La madre è accusata di complicità. L'arcipelago ha un sistema legale basato in parte sulla legge coranica - la religione ufficiale è l'islam - e in parte sulla «common law» anglosassone, retaggio di decenni di protettorato britannico.
Alla notizia della sentenza, ripresa dai mass media locali e internazionali, si sono sollevate le organizzazioni per i diritti umani e non soltanto. Per Human Rights Watch la ragazza non deve essere trattata come colpevole ma come vittima; Amnesty International ha fatto partire una petizione contro la flagellazione nel Paese e ha chiesto al governo di rivedere la pena; gli Stati Uniti hanno dichiarato d'essere «profondamente disturbati» dalla condanna. Già nel 2011, le Nazioni unite avevano chiesto di eliminare nell'arcipelago la flagellazione, comunemente utilizzata dalle autorità alle Maldive: a settembre un'altra minore, una ragazza di 16 anni, era stata frustata pubblicamente per aver avuto rapporti prematrimoniali. Il suo amante invece è stato condannato a dieci anni di carcere. Il governo delle Maldive è intervenuto ieri. Il presidente Mohamed Waheed ha detto anche via Twitter d'essere «rattristato» dalla sentenza e che «il governo cercherà» di cambiarla. Un suo portavoce ha aggiunto che alla ragazza sarà fornito anche il dovuto appoggio legale. Ora, nel Paese in cui il primo presidente eletto democraticamente ha dato l'anno scorso le dimissioni, nella nazione più volte criticata dall'Onu per il suo sistema giuridico, la leadership è sotto pressione per cambiare una legge antica e terribile.

È di nuovo libero l'ex presidente delle Maldive Mohamed Nasheed: qualche giorno fa ha lasciato l'ambasciata indiana nella capitale Male, dove si era rifugiato nella sede diplomatica per evitare l'arresto dopo che non si era presentato davanti ai giudici che lo accusano di avere fatto arrestare, quando era al potere, un magistrato a lui ostile. Nasheed, eletto presidente con le prime libere elezioni nel paese dopo quasi trent'anni, è stato costretto a dimettersi un anno fa.

Di recente ha scritto una lettera aperta sul «Financial Times» per invitare i democratici di Egitto, Tunisia, Libia e degli altri paesi della primavera araba a riflettere sulla «lezione» delle Maldive: «Anche dopo la rivoluzione, la vecchia guardia può riprendersi e soffocare la democrazia alla prime armi».


Le isole abitate sono 200, più 80 «turistiche». La religione ufficiale delle Maldive è musulmana sunnita

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