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Netanyahu va all'Onu e avverte il mondo: non fidatevi dell'Iran

Il premier di Gerusalemme terrà un discorso controcorrente e ricorderà a chi l'ha dimenticato cos'è davvero il regime islamico

Netanyahu va all'Onu e avverte il mondo: non fidatevi dell'Iran

Difficile viaggio all'Onu per Benjamin Netanyahu, sbarcato ieri a New York. È suo il compito ingrato, di fronte alla carezzevole cadenza farsi del presidente iraniano Rohani,di dire all'Assemblea generale delle Nazioni Unite quello che nessuno vuole sentire: sveglia, è bello sognare la pace con l'Iran, ma per ora sono solo parole, e le centrifughe girano all'impazzata. Netanyahu oggi incontra Obama, domani parla all'Assemblea. Le rapide contro cui si avventura la sua canoa sono pericolose, Israele rischia l'isolamento.

Siamo a fine sessione, tante delegazioni sono tornate a casa, ma il Primo Ministro di Israele sia al presidente americano sia parlando a una platea che sogna la pace, dirà a voce alta che «il re è nudo». Ci saranno colpi di tosse, sopracciglia alzate, risatine. Netanyahu sosterrà che la promessa di Rohani di aprire trattative serie sul nucleare è una menzogna per guardagnare tempo. Lo scopo, dirà, è rimuovere le sanzioni economiche senza cambiare il programma nucleare. Bibi pensa a una grande, ingannevole tela di Penelope. Si tesse di giorno, si disfa di notte. Quale possibilità ha di dimostrarlo? Obama ha già deciso per la trattativa, ma Netanyahu vuole che Israele ponga la sua pietra miliare, in controtendenza. Sarebbe facile dichiararsi soddisfatto, unirsi al coro guidato dall'alleato più prezioso, gli Stati Uniti. Non mancheranno, perciò, anche i toni concilianti, ma i fatti la faranno da padrone: nell'ufficio del Primo Ministro una cura pignola e indefessa ha guidato la stesura di un discorso punteggiato di «fatti incontestabili da chiunque».

Netanyahu, per credere al regime degli ayatollah chiede: cessazione dell'arricchimento dell'uranio, rimozione di tutto l'uranio arricchito, chiusura della centrale sotterranea di Fordow, smantellamento delle nuove centrifughe di Natanz. Condizioni ragionevoli nei confronti di un regime di fanatici odiatori dell'Occidente e che ha promesso per anni la totale distruzione di Israele, fino a un paio di giorni fa. Il rischio è che Obama risponda: ok, ma mi chiedono di rimuovere qualche sanzione prima della trattativa e di verificare se l'arricchimento è a scopo civile. Un'ipotesi esclusa dalle ispezioni dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica.

Bibi un anno fa tenne all'Onu il famoso discorso della «linea rossa». Col disegnino di una bomba con la miccia accesa come quelle di Mickey Mouse e parole roventi, Netanyahu indicò il traguardo degli iraniani a 250 kg di uranio arricchito al 20 per cento. Adesso siamo a quota 190, ma gli ultimi rapporti dell'Iaea, l'agenzia per l'energia atomica, ci dicono che Teheran ha adesso nuove centrifughe molto veloci, che potrebbero completare il processo entro qualche mese. Netanyahu probabilmente spiegherà bene questo rischio nascosto, così come la difficoltà di verificare le intenzioni profonde di un Paese che patrocina il terrorismo in tutto il globo. L'Iran per risultare credibile dovrebbe smantellare l'aiuto a Assad, dovrebbe dare segni di rispetto per dissidenti, donne, omosessuali. Insomma, dovrebbe cambiare pelle, altrimenti il rischio è fornire più forza al regime per perseguire il nucleare. Forse nel lungo periodo Obama sorveglierà i confini indicati da Bibi. Ma quello che l'iniziativa ora produce, è lo svanire della minaccia militare se la bomba sarà a portata di mano. Ormai, anche per Israele sarebbe difficile attaccare Rohani anche se nascondesse col suo abito da chierico 250 chili di uranio arricchito.

Ma Netanyahu ha annunciato partendo: «dirò la verità», e non sorrideva.

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