Nudi e al freddo: gli ipocriti scoprono com'è Lampedusa

Curati dalla scabbia con un idrante: un video "rubato" da un telefonino scatena l'indignazione. Come se fosse una sorpresa

Nudi e al freddo: gli ipocriti scoprono com'è Lampedusa

Lampedusa - A decine si spogliano mentre fanno la fila nel cortile del centro di accoglienza di Lampedusa. Malgrado il freddo dicembrino i migranti sono nudi, attendono di essere spruzzati con un composto medicinale, attraverso un idrante, per combattere la scabbia. È quanto ha mostrato Rai 2 nel corso del tg di lunedì sera. Il ragazzo autore del filmato, un immigrato ospite della struttura da oltre due mesi, racconta che «uomini e donne subiscono lo stesso trattamento, la stessa umiliazione ogni tre, quattro giorni, per curare la scabbia, una malattia che molti di noi hanno preso proprio nel centro».

«È una pratica da lager». Non usa mezzi termini il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini che aggiunge: «Una pratica sanitaria non si fa all'aperto, irrorando gli ospiti, nudi, con un tubo». Il sindaco spiega che l'unico soggetto competente per le strutture d'accoglienza è il ministero dell'Interno, anche per le questioni sanitarie. Al centro lampedusano, che dispone di 250 posti letto, erano oltre 500 gli ospiti in attesa di essere trasferiti nei Cara, sparsi in tutta la penisola. Già ieri mattina, una cinquantina di bambini sono stati fatti partire assieme ai propri genitori. Anche il presidente della Camera, Laura Boldrini parla di «trattamento indegno di un Paese civile». Il ministro dell'Interno Angelino Alfano assicura però che «chi ha sbagliato pagherà», parole che il titolare dell'Immigrazione, Cécile Kyenge, fa sue, aggiungendo che quanto accaduto a Lampedusa è «inaccettabile in uno Stato democratico. È disumano far denudare una persona, la rende una non persona».

Ma è anche il governo italiano a essere messo sul banco degli imputati da parte dell'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati: «Dalla struttura di contrada Imbriacola, - si legge in una nota - i migranti dovrebbero essere trasferiti, entro 48 ore, verso appositi centri dislocati sul territorio nazionale. Ma questo non accade, e non da ora: alcuni ospiti sono lì da oltre due mesi e i lavori di ampliamento sono bloccati, dopo che nel settembre 2011 un'intera ala del centro è stata chiusa per un incendio». Indignato anche l'arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni della Cei e presidente di Migrantes: «Chiedo che venga fatta chiarezza su quello che i telespettatori hanno potuto vedere e che venga percorsa ogni strada per affermare la verità dei fatti».

Una serie infinita di prese di distanza, di condanne senza appello, di denuncie indignate come se la situazione di degrado, di sovraffollamento, dei campi di prima accoglienza non fosse nota da tempo senza bisogno che a documentarla sia un filmato rubato attraverso un telefonino. Anche per questo motivo, nei prossimi giorni, potrebbero essere avviate da parte del Governo, una serie di ispezioni.

Sempre in Sicilia, al Cara di Mineo, nelle settimane scorse si era registrata una sommossa da parte degli oltre quattro mila ospiti perché, le procedure burocratiche per ottenere il riconoscimento di rifugiati, vanno molto a rilento, anche più di un anno. Poi è chiaro i centri scoppiano. E pensare che ad Agrigento non c'è nemmeno un prefetto. Francesca Ferrandino è stata trasferita a Bergamo da quasi un mese. Come se non ci fossero abbastanza problemi.

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