Obama è combattuto: se apre ai diritti gay scontenta la comunità nera

Il presidente è in difficoltà: inserire nell'ordinamento forme più o meno avanzate di riconoscimento per le unioni tra persone dello stesso sesso può scontentare una buona fetta dell'elettorato afroamericano

Obama è combattuto: se apre ai diritti gay scontenta la comunità nera
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L'agguerrita minoranza dei gay. Dall'altra parte, l'ancor più agguerrita minoranza nera. In mezzo, il presidente Barack Obama, arrivato alla Casa Bianca anche grazie al sostegno dei paladini dei diritti civili, si trova costretto a scegliere, con la prospettiva di scontentare inevitabilmente gli uni o gli altri. E che per adesso sta invece scegliendo di non scegliere, con il poco soddisfacente risultato di scontentare entrambi gli schieramenti.

Arrivato a quasi tre anni e mezzo di mandato, il primo presidente di colore degli Stati Uniti si trova in difficoltà su uno dei temi in cui in tutto il mondo si misura il grado di apertura "liberal" di una amministrazione pubblica: la disponibilità di inserire nell'ordinamento forme più o meno avanzate di riconoscimento per le unioni tra persone dello stesso sesso. Tema caro alle lobby gay, ma che ha permeato anche in profondità l'opinione pubblica progressista. Pacs, Dico, unioni civili vari e anche matrimoni omosessuali veri e propri fanno parte ormai dello scenario istituzionale di buona parte dell'Occidente.

Anche in America i tempi, dicono i sondaggi, sono maturi per andare in questa direzione. Obama sarebbe pronto, seppur con qualche cautela, a mantenere le promesse fatte in campagna elettorale ai portavoce della comunità gay. Ma c'è un piccolo problema: gli stessi sondaggi che danno fiato alle richieste gay, dicono anche che c'è un segmento di società americana dove la maggioranza assoluta delle opinioni è ancora fermamente contraria alle unioni omosessuali. E questo segmento è la comunità nera, che dell'elezione del 44esimo presidente americano è stata il pilastro principale.

A raccontare le sofferenze di Obama è il sondaggio realizzato dai ricercatori del Washington Post, quando il quotidiano della capitale ha deciso di districarsi nel pasticcio innescato dalle dichiarazioni di Joe Biden, il vicepresidente, protagonista di un esplicito endorsement a favore dei matrimoni senza distinzioni di sesso: "Mi sembra assolutamente naturale il fatto che uomini che sposano uomini, donne che sposano donne e eterosessuali abbiano esattamente gli stessi diritti, tutti i diritti civili e tutte le libertà civili", ha detto Biden. Le dichiarazioni hanno sollevato un mezzo putiferio, benchè la portavoce del vicepresidente si affannasse a ricordare che Biden aveva fatto dichiarazioni sostanzialmente uguali già in passato. Ma in questo, evidentemente, tutto il mondo è paese: in America come in Italia, nulla è più inedito dell'inedito, e meccanismi imperscrutabili fanno sì che una frase passata inosservata una manciata di settimane prima provochi una bella mattina un terremoto politico-giornalistico. Così è stato per la dichiarazione di Biden. I giornali sono andati in blocco a capire cosa ne pensasse Obama. E ne hanno rintracciato, nelle dichiarazioni successive alla rielezione, solo prese di posizione ai limiti dell'insignificante: "E' un tema su cui sono combattuto - ha detto nel 2010 - ma ci tengo a dire che ci penso spesso". Non proprio un esempio di risolutezza. Perchè?, si sono chiesti i sondaggisti del Washington Post. E hanno trovato la risposta.

L'analisi dell'opinione pubblica nazionale dice che gli americani sono sostanzialmente pronti a vedere inserite nel loro ordinamento le unioni omosessuali: i favorevoli, che a metà del 2004 erano appena il 32%, sono cresciuti senza interruzione, fino a raggiungere e superare la maggioranza assoluta e attestarsi al 52%. E il trend ascensionale del consenso dice che la percentuale è destinata a crescere ancora. Ma Obama ha un problema: deve fare i conti con i risultati dello stesso sondaggio se i risultati vengono aggregati per categoria. Si scopre, e questo certamente non è una sorpresa, che tra i cittadini oltre i cinquant'anni le unioni gay sono approvate da una minoranza. Ma il dato imbarazzante per Obama è quello sulla comunità afroamericana, dove ad appoggiare le unioni omosessuali è solo il 42%, mentre il 56% è risolutamente contrario. Sociologicamente, il dato è curioso: una comunità come quella nera, che deve buona parte dei suoi progressi alle battaglie in nome dei diritti civili, si oppone alla estensione degli stessi diritti ad un'altra minoranza.

Politicamente, invece, la cosa è semplicemente imbarazzante: a chi darà retta Obama? Ai neri? O ai gay? Una scelta gordiana che per l'inquilino della Casa Bianca arriva in giorni in cui un colossale evento mediatico sta già raccontando al mondo come non tutte le promesse siano

facili da mantenere: l'apertura del processo ai terroristi dell'11 settembre, davanti ad una corte marziale nella base di Guantanamo. Esattamente il contrario del processo che Obama aveva promesso in campagna elettorale.

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