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Gli oligarchi ucraini scaricano il presidente E lui apre ai rivoltosi

Per la prima volta le tv in mano ai magnati di Kiev mostrano scene della protesta. Yanukovich: "Dialogo con l'opposizione"

Gli oligarchi ucraini scaricano il presidente E lui apre ai rivoltosi

La primizia delle proteste di piazza mandate in onda per la prima volta sugli schermi televisivi ucraini, come passepartout per decifrare strategie e mosse degli oligarghi-editori. Mentre il centro di Kiev è barricato, con poliziotti che fanno irruzione nella sede del partito di Yulia Timoshenko, dopo essere entrati in azione contro i manifestanti che inneggiavano slogan pro Unione e contro il governo di Yanukovich, la notizia per una volta la fa la comunicazione. I grandi magnati del Paese, al contempo proprietari di gas, tv e agenzie di stampa, hanno dato ampia copertura mediatica alla rivolta popolare che da due settimane ha subìto la dura repressione da parte della polizia: un messaggio in codice al capo del governo, un segno che forse il vento nel Paese sta cambiando. Per cui chi fino a ieri era dato come vicino ai palazzi del potere ucraini ecco che oggi invece dà conto, come mai era avvenuto prima, di fatti e proteste. E per tutta riposta il governo apre ai manifestanti accettando un tavolo di confronto.
Si prendano le tv Ictv e Stb: sono controllate da Viktor Pinchuk, il secondo imprenditore più ricco d'Ucraina e genero dell'ex presidente Leonid Kuchma. Ad oggi sostengono apertamente Vitali Klitschko, uno dei leader d'opposizione. Tra l'altro Pinchuk non solo ha un preciso peso specifico interno dato dall'immenso patrimonio economico, ma gode di ottime relazioni fuori dai confini nazionali, come i rapporti privilegiati con Tony Blair e Bill Clinton che potrebbero influire non poco nella partita tra governo e opposizione. O ancora, la catena Inter gestita dal magnate della chimica Dmitri Firtash e l'emittente Ukraina di Rinat Akhmetov, il più ricco in assoluto del Paese e da sempre primo sostenitore dell'esecutivo: sono in prima linea per non perdere neanche un minuto di ciò che accade in piazza. Pare che solo alcune emittenti russe siano rimaste fedeli a Yanukovich, di contro proprio l'attivismo dei magnati ucraini incoraggia gli oppositori, consci forse di cosa rischino veramente gli stessi magnati in caso di fallimento della protesta, come ha riportato due giorni fa il settimanale Dzerkalo Tyjnia.
Ma soprattutto questo grande dispiegamento di taccuini e telecamere potrebbe essere il segno che è stata definitivamente avviata la spallata finale al presidente Yanukovich e al suo personalissimo inner circle. Una sorta di famiglia allargata, gestita in prima battuta dal primogenito Olexandr, con accanto il 37enne primo vicepremier Sergei Arbuzov e il ministro degli Interni Vitali Zakharchenko, destinatario degli strali dall'opposizione, che lo accusa di aver personalmente dato il via all'uso della forza contro i manifestanti. Altro «colonnello» del presidente è l'imprenditore 28enne Sergei Kurchenko, magnate emergente del petrolio, dato in grande spolvero e munito di appoggi oltreconfine.
Il tutto mentre nel Paese non cessano le proteste dei manifestanti barricati nelle centinaia le tende montate nella zona di Maidan Nezalezhnosti, la piazza cuore della protesta. Ma se da un lato il presidente Yanukovich sembra aver accettato la proposta di un tavolo di dialogo con l'opposizione avanzata dai tre ex capi di Stato Kravchuk, Kuchma e Yushenko, oggi atterrerà a Kiev anche il numero uno della diplomazia europea, la baronessa Ashton forte delle parole del Presidente della Commissione Barroso («L'Europa ha il dovere di appoggiare gli ucraini»). Al momento però di ramoscelli di ulivo non se ne vedono, come dimostra il fatto che centinaia di poliziotti nel pomeriggio di ieri hanno circondato i manifestanti «europeisti» impegnati a presidiare la sede del governo, per procedere alla smobilitazione delle tende, con scontri tra le due fazioni davanti al palazzo presidenziale di via Bankova.

Tutto ancora rigorosamente «coperto» dai media interni.
twitter@FDepalo

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