Tapie in manette: Quinta Repubblica alla ghigliottina

L'imprenditore verso l'accusa per truffa. Trema la direttrice del Fmi Christine Lagarde (e Sarkozy)

Bernard Tapie
Bernard Tapie

Parigi - Da Mitterrand a Sarko, dalle banche all'editoria, Bernard Tapie oscilla da un ventennio; in connessione perpetua con la politica e col business transalpino. Da ieri l'imprenditore tuttofare è ufficialmente in stato di fermo, col rischio che si apra su di lui un'inchiesta per truffa. Una «novità» nel procedimento, iniziato nel 2011, che si incastona negli anelli del potere francese come un diamante che scotta, tanto da far titolare così un suo ritratto comparso sul Paìs: «Tapie, la gigliottina della Quinta Repubblica». L'inchiesta vede infatti coinvolto anche il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde, ex ministro dell'Economia con Sarkozy, che nel 2008 aveva seguito l'arbitrato fra l'imprenditore e la banca Crédit Lyonnais, conclusosi con un maxi-indennizzo pro-Tapie: 405 milioni (secondo un ricalcolo), compresi interessi e danni morali.
Lagarde decise di far seguire il contenzioso non dai giudici ordinari, ma appunto da privati. L'accusa è di complicità in falso e sottrazione di fondi pubblici, tanto che Lagarde, da testimone assistito - una posizione a metà tra indagato e testimone - potrebbe finire sotto esame. Per lei due giorni di interrogatori: con il Tribunale dei ministri che non la ritiene estranea ai fatti e per ora le garantisce ogni diritto. C'è, però, la ventilata possibilità che il Fondo monetario internazionale possa perdere - per la quarta volta - il proprio direttore generale; dopo Dominique Strauss-Kahn nel 2011 per la nota vicenda sessuale, le dimissioni dello spagnolo Rodrigo Rato, coinvolto in uno scandalo bancario nel 2007 e quelle del tedesco Horst Köhler nel 2004, che si candidò alla presidenza del proprio Paese.
Con i denari ottenuti dal contenzioso, Tapie si è comprato, dicembre scorso, «la Finegil d'Oltralpe», cioè Hersant Media, il gruppo che detiene i principali giornali regionali e locali del sud. Di qui, l'accusa dei socialisti: averlo fatto per diventare sindaco di Marsiglia. Una boutade. La verità è che al Ps, dopo l'appoggio a Sarko, Tapie non è mai andato giù; anche se è stato ministro di Mitterrand. Ora si tratta di capire se ci sia accanimento giudiziario: per ora non sembra, poiché a dare parere favorevole all'apertura del caso è stata la Corte di giustizia; seppur su input socialista, l'unica a poter dire se un ministro può essere citato in giudizio.
Tapie è stato fermato ieri dopo una pausa di riflessione sul caso, che ha ripreso vigore il 20 marzo scorso. Quando gli investigatori cercavano documenti relativi ai 405 milioni pagati all'imprenditore dallo Stato e hanno trovato una lettera manoscritta, senza data, in casa Lagarde. Un appunto pubblicato da Le Monde in cui il presidente del Fmi, prima della nomina, comunicava a Sarkozy la sua disponibilità ad essere «usata».
Le ragioni sono più d'una, se Tapie, da mina vagante, potrebbe essere considerato la nuova ghigliottina del potere francese. Nell'aprile scorso è tornato a offrire «aiuto» ai socialisti. Al presidente Hollande, in particolare, come già fatto con Mitterrand: «È il Paese nella merda, non il presidente». Come dire: però non consideratemi al servizio del potente di turno. Le sue dichiarazioni hanno imbarazzato non poco i socialisti.
Nella vicenda del maxi-indennizzo è coinvolto infatti anche Stephane Richard, il capo di Orange/France Telecom, iscritto nel registro degli indagati, a cui Hollande in persona e il cda hanno confermato la fiducia. Non lascerà l'incarico. Tra gli indagati pure Jean-Francois Rocchi, responsabile della gestione dei passivi del Crédit Lyonnais dopo il «quasi fallimento» del '93, l'anno in cui Tapie incarica la banca di vendere Adidas, in difficoltà, e la banca pubblica incassa una plusvalenza di 230 milioni. Anche uno dei giudici dell'arbitrato, Pierre Estoup, è indagato.

Per gli inquirenti, avrebbero portato lo Stato ad accettare un compromesso contrario ai suoi interessi: l'arbitrato si chiuse infatti con la condanna dell'ente che gestiva il debito della banca a pagare Tapie. Dalla fine di maggio, sono già incriminate tre persone col sospetto di «frode organizzata». Il processo prosegue, la politica trema. Mentre Tapie continua a dare spettacolo.
twitter @F_D_Remigis

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