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Siria, strada in salita per la pace. Il nodo centrale della trattativa di Ginevra 2 è il ruolo di Assad

Il ministro degli Esteri di Damasco: nostra priorità è la lotta al terrorismo. L'opposizione: dialogo col regime solo per governo di transizione. E in Siria si combatte ancora

John Kerry e il ministro degli Esteri saudita Saud al-Faisal
John Kerry e il ministro degli Esteri saudita Saud al-Faisal

Proseguono i lavori in Svizzera, dove 41 delegazioni (2 siriane e 39 di altri paesi) discutono sulle sorti della Siria nell'ambito della conferenza di pace "Ginevra 2". L'obiettivo numero uno è evitare il fallimento dei negoziati, cercando di lasciare aperta il più possibile la strada diplomatica. Un membro responsabile della delegazione siriana ha fatto sapere che il presidente Bashar al Assad ha chiesto di non lasciare il tavolo, e rimanervi, come chiedono i russi, una settimana o 10 giorni, per compiere la prima fase di trattative. Nel frattempo le delegazioni dell’opposizione e del regime si sono scambiate, attraverso l’Onu, reciproche minacce di lasciare i lavori, comunicando entrambe ai responsabili che non saranno presenti alla prima seduta dei negoziati bilaterali che inizieranno ufficialmente domani a Ginevra.

Il nodo centrale dello scontro è Assad. La sua presenza nel futuro governo transitorio in Siria segna lo spartiacque tra la delegazione del regime siriano e quella dell’opposizione e la maggior parte delle 39 delegazioni giunte in Svizzera. Nel suo intervento di ieri il ministro degli Esteri siriano, Walid al Muallim, è stato irrevocabile quando ha difeso la legittimità di Assad, mentre il segretario di Stato degli Stati Uniti, John Kerry, ha detto l’esatto opposto sostenendo che Assad non può partecipare al governo transitorio. Intanto, da Davos, torna a farsi sentire anche l'Iran, storico alleato della Siria. La "soluzione migliore - sottolinea il presidente iraniano Hassan Rohani - è organizzare elezioni libere e democratiche" nel Paese, senza ingerenze esterne. Più facile a dirsi che a farsi, per le ragioni, storiche e geopolitiche, che ben conosciamo. E sempre da Davos interviene anche il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu: "L'Iran, con le sue Guardie rivoluzionarie sul terreno in Siria, sta facilitando la strage".

Ban ki-moon, segretario generale delle Nazioni Unite, nella conferenza stampa finale di Montreux esorta i siriani a mettersi "insieme per proteggere i loro figli, devono ricostruire tutto quello che è stato distrutto. È troppo, è troppo, è tempo di
negoziare". Intanto l’opposizione siriana chiede alla comunità internazionale e al governo di Damasco che si possano compiere ispezioni sui luoghi in cui si sarebbero perpetrate le torture in Siria. Uno dei leader dell’opposizione, Ahmad Jarba, da Montreux ribadisce che "questo spargimento di sangue è durato troppo a lungo".

Intanto l'opposizione siriana rende noto che accetterà di dialogare con il regime solo se le discussioni saranno finalizzate alla formazione di un governo di transizione. Lo ha sottolineato il numero due della delegazione dell’opposizione arrivata in Svizzera, Burhan Ghalioun: "Questo è il problema principale, questo è il motivo per cui siamo qui e non prenderemo parte a colloqui nei quali non si affronti la questione" della nascita di un governo di transizione. Di tutto altro avviso appare invece il regime. Ieri - prima giornata della conferenza - gli esponenti di Damasco hanno sottolineato che nei negoziati diretti con l’opposizione si dovrà discutere della lotta al terrorismo in Siria, escludendo qualsiasi discussione sul destino politico del presidente Assad.

Bonino: "Cessate il fuoco e aiuti umanitari"

In un'intervista a Radio radicale il ministro degli Esteri italiano, Emma Bonino, sottolinea che il "cessate-il-fuoco e l'accesso degli aiuti umanitari sono le precondizioni necessarie per arrivare a risultati concreti sul terreno", ribadendo che su questo aspetto "dovrà essere messa la pressione. Questo è quello l’Italia cercherà di fare in tutti i modi". Quanto all'inizio delle trattative la Bonino ammette che l'avvio è stato molto difficile: "Ma questo si sapeva e credo nessuno avesse illusioni di soluzioni miracolose". Tra le possibilità di discussione che sono sul tappeto c’è anche quella di uno scambio di prigionieri tra le parti coinvolte nel conflitto, su cui stanno lavorando - come ha detto ieri il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov - la Russia, gli Usa e l’Onu.

In Siria prosegue la guerra

Mentre in Svizzera è iniziata la conferenza di pace, proseguono gli scontri sul campo in Siria tra esercito e ribelli. Raid aerei compiuti ieri dal regime, in particolare nelle province di Aleppo e Damasco. Nel nord vanno avanti gli scontri tra i miliziani ribelli dell’Esercito libero e quelli jihadisti dello Stato islamico di Iraq e Siria. L’Osservatorio siriano per i diritti umani con sede a Londra parla di raid aerei dell’esercito siriano nel quartiere di al Masrnaiya di Aleppo, con lanci di razzi terra-terra che hanno preso di mira le case della zona.

Si fa vivo al Zawahiri: jihadisti unitevi

È un appello all’unità e a mettere fine immediatamente agli scontri tra fazioni quello rivolto dal leader di al-Qaeda Ayman al Zawahiri ai ribelli islamici impegnati in Siria. Pubblicato su Youtube, il messaggio si rivolge ai gruppi jihadisti, su tutti i membri dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante e quelli del Fronte al-Nusra, oltre ai ribelli dell’Esercito libero siriano.

Zahawiri chiede di "cercare di mettere fine immediatamente agli scontri tra i fratelli nel jihad e nell’Islam. I nostri cuori stanno sanguinando, il cuore della nostra nazione islamica sta sanguinando mentre vede la lotta interna tra i mujahedin in Siria".

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