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Spunta un testimone: l'aereo è finito tra le nubi e non ne è uscito più l'inchiesta

Los Roques, un pilota racconta di avere visto sparire il velivolo. La compagnia sospettata per "licenze ottenute troppo facilmente"

Spunta un testimone: l'aereo è finito tra le nubi e non ne è uscito più l'inchiesta

L'aereo con Vittorio Missoni, la moglie e i suoi amici che si infila in una cumulo di nuvole e non ne esce più. La strana compagnia con due soli velivoli, che ha ottenuto le licenze in novembre e prima volava a Los Roques «grazie alla compiacenza di funzionari locali e agenzie di viaggio». Questi e altri sono i tasselli del puzzle della scomparsa del Britten Norman BN-2a Islander con i quattro italiani e due piloti a bordo. Un buon aereo che «vola sempre» dicono gli esperti, se la manutenzione è perfetta.

La protezione civile del Venezuela ha esteso le ricerche a 150 chilometri dalla rotta dell'aereo. Venerdì, quando è decollato, il mare era mosso e tirava vento. Le correnti sono molte forti. Nel 2008 era stato ritrovato sulle coste venezuelane il corpo di uno dei piloti dell'aereo scomparso sulla stessa rotta con 8 italiani a bordo. «Quello che galleggia viene sospinto ad ovest, verso la costa dello Stato di Falcon. Già oggi o domani in quell'area ai potrebbe trovare qualcosa», spiega da Los Roques l'italiano Piergiorgio Serloni, che nell'arcipelago delle vacanze possiede una posada e la Chapi air: una delle compagnie aeree private che, assieme all'Albatros e alla Lta, portano i turisti da Caracas. Ma lo scorso novembre è nata la Transaero 5074 non proprio dal nulla. «Mi ha portato via qualche dipendente - racconta Serloni -, ma quello che stupiva era la facilità con cui hanno ottenuto le certificazioni per i voli locali e anche internazionali». La Transaero è stata messa in piedi da un venezuelano di cui, per ora, si conosce solo il nome, Asdrubal e da un pilota. Aveva solo due bimotori uguali che volavano anche prima a Los Roques, come servizio charter. Secondo una fonte del Giornale in Venezuela «grazie alla compiacenza di funzionari locali e agenzie di viaggio». Non a caso il sito Viaggiare sicuri della Farnesina mette in guardia i turisti dai voli fai da te verso le quelle isole. Serloni sostiene che le compagnie regolari sono sicure: «Pure io ho un Britten Norman, come quello di Missoni. Ai motori va fatto un check up completo ogni 50 ore di volo». Poi snocciola le cifre: il 4 gennaio, il giorno della scomparsa degli italiani, ci sono stati a Gran Roque 125 fra atterraggi e decolli. La media è di una trentina al giorno. Gli incidenti, secondo chi sta seguendo il caso Missoni, «hanno una media di uno ogni quattro anni circa».

C'è anche il giallo di un messaggino sms, ma dovrebbe trattarsi di un ritardo dovuto alla rete. L'sms («sono di nuovo raggiungibile») è di Guido Foresti, uno dei quattro italiani scomparsi, e l'ha ricevuto il figlio dopo la scomparsa. «Secondo me si è trattato solo di una disgrazia. Un pilota che conosco, decollato subito dopo l'ha visto entrare l'aereo di Missoni in un cumulo di nuvole», racconta l'imprenditore italiano. Il pilota-testimone ha prudentemente aggirato le nuvole e una volta sentito l'allarme per la «sparizione» dell'aeroplano con a bordo gli italiani si è messo a cercarli senza successo. L'Islander aveva quasi 45 anni ma la strumentazione era avanzata. «A bordo ci sono stato e so che c'era il Gps di emergenza. Sull'aereo e sui piloti non ho dubbi», dichiara Serloni. Ieri però la stampa venezuelana metteva in dubbio che l'aereo fosse dotato del «Baliza 406 mhz», Gps d'emergenza obbligatorio e sottolineava che il velivolo aveva caricato carburante per tre ore di autonomia sebbene il volo Los Roques-Caracas duri circa 35 minuti.
Nell'arcipelago non credono al sequestro. «Cheo, un mio ex dipendente che imbarcava i passeggeri, mi ha assicurato che a bordo sono saliti solo i quattro italiani e i piloti - racconta Serloni -. Inoltre per portare la droga si usano aerei più piccoli. Se l'ipotesi di un rapimento fosse vera arriverà la richiesta di riscatto». L'aspetto più strano è che non siano stati lanciati Sos. Il pilota può farlo con un pulsante sulla cloche. Nella stiva, poi, c'è un satellitare che si attiva all'impatto con l'acqua. «Deve essere stato qualcosa di improvviso. Forse una scarica elettrica, un fulmine, dentro le nuvole, che ha fritto le apparecchiature di bordo», ipotizza Serloni.

Dal 1965 gli inglesi hanno venduto oltre 1.200 Britten Norman. Gli incidenti sono stati 367 e hanno provocato 590 morti. La stragrande maggioranza (343) è stata causata dal pilota, guasti tecnici o cedimento strutturale dovuti a scarsa manutenzione. Solo nove ad atti criminali e due a dirottamenti. Nel 2009 durante un volo da Curacao alle Antille Olandesi un motore s'è bloccato e l'aereo è finito in mare. I 9 passeggeri si sono salvati, ma il pilota è affondato con il bimotore. La compagnia aveva «prestato poca attenzione alla sicurezza e al sovraccarico».
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