Bianco si finge nero e si fa eleggere nel feudo afro

Sui volantini: "Mi appoggia mio cugino Roy", omonimo del politico di colore

La nuova frontiera del marketing editoriale ha la faccia antica di un vecchio filibustiere e gli stivaloni texani con gli speroni incorporati. Dave Wilson, bianco, repubblicano e nemico giurato di gay, famiglie di fatto e strafatti assortiti ha vinto le elezioni per il Consiglio Distrettuale Scolastico di Houston, cioè un posto dove la comunità afro americana, democratica e mai troppo liberal, non ha mai eletto uno che non fosse dei loro. Carisma zero. Non si è mai fatto vedere una volta, nè porta a porta, nè ai Porta a Porta. Programma il solito, ma non se l'è filato nessuno, basta la parola di chi è con lui se chi è con lui è uno di noi. Per vincere dove si è sempre perso ha usato quello che a seconda dell'etica o dell'estetica personale si chiama uno sporco trucco, una furbata da bastardo o un colpo di genio. Si è finto nero. O per essere più esatti non ha detto a nessuno di essere bianco. Nell'era dello spionaggio globale, degli Anonymous di ogni ordine e grado, dei grandi fratelli telematici Dave Wilson è passato inosservato come l'uomo invisibile ed è stato, ciononostante, il più votato di tutti. Segno che anche il sistema delle preferenze dirette pone qualche domanda sulla qualità di voto dell'elettore. Tipo: che tipo di conseguenze potrebbe avere mai la notizia del giorno su chi non sa neanche che giorno sia?

Wilson ce l'ha fatta ispirandosi a un politico di riferimento diverso dai soliti: Houdini. Contando, tanto per cominciare, sul fatto di essere poco o per niente conosciuto. Ha infatti stampato e spedito migliaia di volantini elettorali non con la sua faccia, ma con quella, scaricata da internet, di una serie di ragazzi e ragazze di colore, sorridenti e rassicuranti. C'era scritto: «Per piacere, vota per il nostro amico e vicino di casa Dave». Slogan così così, ma chi va a pensare, come a scacchi, che il candidato dei neri sia bianco? Poi ne ha pensata un'altra persino meglio della prima. Un altro volantino con una raccomandazione che pesa: «Sono appoggiato da Ron Wilson, mio cugino». Ron Wilson è un ex deputato, leader della comunità nera della città, e non ha nessuna parentela con Dave. Ma Dave non ha detto una falsità perchè suo cugino, bianco immacolato come lui, si chiama pure lui Ron Wilson anche se abita nell'Iowa. «Perchè dovrei chiedere scusa? - ha spiegato alle tv con la dovuta indifferenza e quasi sembrava di sentire parlare Totò - Perchè Ron Wilson non è cugino a me...?». Hanno anche giocato insieme a baseball al liceo: «E lui, credetemi, mi appoggia in pieno» sogghigna.
Lo sconfitto Bruce Austin, da 24 anni alla guida di un organismo che si occupa della gestione e dei programmi educativi delle scuole superiori pubbliche, ha così perso per soli 26 voti. Battuto da un fantasma. Ha presentato ricorso e chiesto la ripetizione del voto: «É una cosa veramente disgustosa, questa non è politica».

Ma sarà difficile che, per i prossimi sei anni, sia dato ad Austin quello che è di Cesare. Wilson in fondo ha la sua morale: «Ogni volta che un politico apre bocca dice una bugia agli elettori: io invece a chi vota non ho mai detto niente...». Wilson for President.

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