La svolta Usa: stop al controllo sui domini web

La risposta allo scandalo Nsa: entro il 2015 una "governance" globale. Tedeschi già avanti: nasce "Berlin"

La svolta Usa: stop al controllo sui domini web

New York - È una svolta che qualcuno ha già definito storica. Il governo federale americano ha annunciato venerdì di essere pronto a cedere il suo ruolo centrale nell'assegnazione dei domini internet. Dal 1998, gli Stati Uniti svolgono una funzione centrale nelle attività dell'Internet Corporation for Assigned Names and Numbers - Icann -, un gruppo no-profit che si occupa appunto dei nomi e domini internet. Si tratta di un ruolo che va oltre i confini nazionali, che tocca qualsiasi angolo del pianeta. Basti pensare infatti a quel punto e a quelle poche lettere così radicate nella nostra vita quotidiana: .com, .it, .org, .edu, .fr....

Il nuovissimo .berlin ha fatto di Berlino la prima città a dotarsi di un proprio dominio Internet che già molte municipalità vogliono copiare, al costo di 50mila euro l'anno. Anche nella scelta tedesca, nonostante nell'Icann abbiano voce governi del resto del mondo, sono gli Stati Uniti ad aver avuto in ultimo il potere decisionale visto che, come ricorda il Washington Post, Internet è cresciuto e si è sviluppato da un programma della Difesa americana negli anni '60. Ora però, il Dipartimento del Commercio americano, che ha un contratto con l'Icann, ha annunciato di voler abbandonare il ruolo di preminenza nella gestione dell'agenzia, in favore del rafforzamento di una governance globale di Internet. Lo ha fatto sapere venerdì con un comunicato che ha già innescato reazioni contrastanti. Il primo passo di questa «transizione», come l'ha definita Fadi Chehadé, il presidente di Icann, sarà preso in una conferenza a Singapore il 23 marzo. L'agenzia si propone di lavorare con governi, con la società civile e le organizzazioni private per rendere globali le sue operazioni.

La mossa americana è stata letta come una risposta non soltanto alle pressioni della comunità internazionale, dell'Unione europea, e di molte compagnie private, ma soprattutto come una reazione alle crescenti preoccupazioni internazionali, che si sono rafforzate con lo scandalo dell'Nsa e le rivelazioni di Edward Snowden, su uno sproporzionato controllo della rete da parte degli Stati Uniti. Le conseguenze pratiche di questa operazione «sono difficili da immaginare nell'immediato - ha scritto il Washington Post - visto che i dettagli della transizione non sono ancora chiari. Politicamente, la mossa potrebbe alleviare le crescenti preoccupazioni globali che gli Stati Uniti controllino essenzialmente la rete e traggano vantaggio dalla loro posizione di sorveglianza per spiare il resto del mondo».

Se dalle aziende hi-tech della Silicon Valley sono arrivate reazioni positive - il vice presidente di Google Vint Cerf, tra i padri di Internet, ha parlato di un'opportunità per preservare la

sicurezza e l'apertura del web - c'è chi invece ha sollevato dubbi. Secondo il Wall Street Journal non manca chi teme che il coinvolgimento più attivo di Paesi come Russia e Cina possa creare censure.
Twitter: @rollascolari

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