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Euro e Borse giù, bruciati 166 miliardi L'Fmi promuove l'Italia ma preme sui tagli

La Bce lancia l'allarme: "La crisi può frenare la crescita". L'euro ai minimi da 18 mesi soffre le incertezze sul maxi-piano di aiuti varato dall'Europa per affrontare e gestire la crisi del debito. Male le Borse: Milano precipita del 5%. Fmi: "Rigore sui conti pubblici"

Euro e Borse giù, bruciati 166 miliardi 
L'Fmi promuove l'Italia ma preme sui tagli

Bruxelles - L'ultima seduta della settimana è stata molto pesante per le Borse europee. L’indice Stxe 600, che fotografa l’andamento dei principali titoli quotati sui listini del Vecchio continente, ha ceduto il 3,41%, che equivale a 166 miliardi di euro di capitalizzazione bruciati in una sola giornata. Le Borse europee, schiacciate dal ritorno del timore sui debiti pubblici, dalla speculazione sui titoli di Stato di alcuni Paesi e dal forte calo dell’euro, con Madrid che ha ceduto quasi sette punti percentuali e Milano oltre il 5%. La seduta, che ha registrato consistenti vendite sin dalla mattinata, si è progressivamente appesantita con l’avvio negativo di Wall Street, che poteva essere l’unico appiglio di giornata per risalire. Così, oltre allo scivolone della piazza azionaria spagnola e italiana, i cali sono stati diffusi: Parigi ha ceduto quattro punti e mezzo, Francoforte e Londra oltre tre. Pesante la seduta delle Borse dei Paesi sotto osservazione per il loro debito pubblico: Lisbona -4,27%, Atene -3,41%. In generale le vendite hanno investito soprattutto i titoli delle materie prime, con i prezzi delle scorte mondiali in netto calo, e quelli bancari. Nel settore del credito (il cui indice Dj stoxx specializzato ha ceduto oltre il 5%), in particolare sono scivolati i titoli del Banco Santander a Madrid e di Societe Generale a Parigi, che hanno perso rispettivamente l’8,98% e l’8,63%. A milano Unicredit ha chiuso in calo del 6,32%, Intesa SanPaolo del 5,33%. Di seguito, la chiusura degli indici dei titoli guida delle Borse europee: - Londra -3,14% - Parigi -4,59% - Francoforte -3,12% - Madrid -6,64% - Milano -5,26% - Amsterdam -3,13% - Stoccolma -2,51% - Zurigo -2,23% - Atene -3,41% - Lisbona -4,27% - Dublino -3,66%.

Europa in allarme A favorire gli allarmismi anche alcune "sparate" intempestive del numero uno di Deutsche Bank, Josef Ackerman, che ieri sera ha sollevato nuovi dubbi sulla solvibilità della Grecia, e di un consigliere economico del presidente Usa Barcak Obama, Paul Volker - l’83enne ex presidente della Fed, nell’era Carter e Reagan - secondo cui se l’Europa non procede verso una maggiore integrazione "l’euro verrebbe messo in questione". Sul primo, Ackermann, su cui sono giunte critiche dalla stessa stampa tedesca, si registra una chiara presa di posizione del governo tedesco, che ha affermato di non avere dubbi su attuattuazione e idoneità del piano di aggiustamento dei conti della Grecia. Va poi rilevato che non tutti si preoccupano del ridimensionamento dell’euro, anzi per alcuni può risultare positivo, come i grandi esportatori della Germania che oggi infatti tengono in Borsa e in alcuni casi, come Daimler, registrano perfino rialzi.

L'euro ai minimi Dopo essere sceso sotto soglia 1,26 dollari nel corso della seduta, la moneta unica ha accentuato la flessione, arrivando a 1,245 dollari. La crisi greca - constata l'advisor della Casa Bianca ed ex presidente della Fed Paul Volcker - potrebbe avere come "potenziale" conseguenza una disintegrazione dell'euro. Tra gli operatori, c'é chi scommette su una discesa dell'euro verso la parità con il biglietto verde a fine anno. Rotta questa soglia, l’euro ha perso ulteriormente terreno e scambia a 1,2440/41 dopo un minimo di seduta a 1,2433. La divisa unica cede anche l’1% contro lo yen a 114,77/88. Il dollaro, invece, si rafforza anche contro il paniere delle principali valute estere e si porta al massimo di un anno a 85,849.

Lisbona aumenta le tasse Oggi Lisbona ha varato una speciale tassa anti-crisi annunciando che i sacrifici dureranno fino alla fine del 2011 e intanto in Spagna è stato già proclamato uno sciopero del settore pubblico. Il mercato prende le distanze: se gli interventi di emergenza di Bce e Ue hanno placato le tensioni su borse e mercato dei bond, sono ancora troppe le incognite sull'attuazione e sull'efficacia delle misure anti-deficit, mentre l'unica certezza sarà l'impatto negativo in termini di crescita economica e di tensioni sociali. Resta solo da vedere quanto rapidamente l'aumento della pressione fiscale e dei tagli alla spesa si tradurranno in una frenata del Pil. La stessa Bce ha prefigurato il rischio che la già fragile ripresa di Eurolandia finisca con l'essere strozzata e ha messo in guardia sulla necessità di riportare i conti pubblici sotto controllo per non innescare una nuova crisi di fiducia. Per gli economisti di Royal Bank of Scotland, l'euro "può scivolare verso la parità con il dollaro" a fine anno, tenuto conto del difficile scenario di ripresa che si prospetta dopo la crisi del debito sovrano.

L'euro è così tornato a quota 1,25 dollari, rivedendo i livelli dei giorni bui che hanno preceduto il maxi piano di salvataggio da 750 miliardi di euro varato dalle autorità europee nella notte di domenica scorsa.

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