nostro inviato a Washington
Nella giornata dei record - il dollaro al minimo storico sull'euro a quota 1,4310 e il barile di petrolio che sfiora gli 89 dollari - il Fondo monetario internazionale fa previsioni poco rassicuranti. Secondo il direttore generale Rodrigo de Rato, infatti, «la quotazione dell'euro, pur ai massimi storici sul dollaro, è in linea con i fondamentali economici dell'Europa». Inoltre, i prezzi del petrolio potranno forse aumentare ancora, di certo non scendere nel prossimo futuro.
Con parole diverse rispetto a lunedì scorso, de Rato ribadisce che difficilmente nel prossimo futuro si assisterà a una inversione di tendenza sui mercati valutari. Una previsione che non può far piacere agli esportatori europei, e in particolare gli italiani. Proprio ieri il presidente della Confindustria, Luca di Montezemolo, assieme ai colleghi delle associazioni imprenditoriali di Germania e Francia ha inviato una lettera al presidente dell'Eurogruppo Junkers e ai ministri Padoa-Schioppa, Lagarde e Steinbrueck per chiedere che al G7 difendano «l'interesse comune europeo» evitando il pericolo di nuovi apprezzamenti dell'euro, con grave danno per le imprese.
Il ribasso record del dollaro è stato originato, ieri, dalle notizie negative sul bilancio della Bank of America: il secondo istituto bancario statunitense ha visto infatti un calo degli utili del 32% nel terzo trimestre, legato alla crisi dei mutui subprime. Nel corso delle contrattazioni a New York il cambio dollaro-euro è giunto a 1,4319, ed è diffusa fra gli operatori la previsione che la Riserva federale possa ribassare entro la fine del mese i tassi, rispetto all'attuale 4,75%. Il dollaro ha perso quota anche sullo yen giapponese e sulla sterlina britannica. «La Fed ha ottime ragioni per ridurre il costo del danaro - osservano alla Scotia Capital di Toronto - perché i rischi di recessione negli Usa stanno crescendo, e il dollaro può cadere ancora di più». «I dati - aggiunge Thomas Stolfer, della Goldman Sachs - suggeriscono che la moneta americana scenderà ancora». La stessa opinione è espressa dall'ex viceministro delle Finanze nipponico Eisuke Sakakibara (conosciuto come Mr. Yen alla fine degli anni Novanta) , che ipotizza una contrazione dell'economia Usa di almeno l'1% nel 2008.
La questione dei cambi sarà affrontata, nel pomeriggio di oggi, nella riunione dei ministri finanziari e dei governatori del G7. Nel corso del vertice, il governatore Mario Draghi - nella sua veste di presidente del Financial Stability Forum - farà il punto degli effetti della crisi subprime sui mercati finanziari.
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