Eurolandia Spagna e Irlanda respirano: tutto esaurito alle aste dei bond

È sembrata un po’ la corsa al biglietto per l’ultimo concerto degli U2, oppure per un’imperdibile finale di Champions tra Barcellona e Real Madrid. Eppure, musica e pallone non c’entrano nulla: qui si parla del tutto esaurito di ieri delle aste di titoli di Stato irlandesi e spagnoli, un autentico sold out con richieste anche triple rispetto all’offerta, tassi in discesa ed effetto di traino anche sull’euro, tornato a scavalcare quota 1,29 dollari.
Due dei Pigs, la sigla che racchiude i Paesi dai disastrati conti pubblici (gli altri sono Portogallo e Grecia), sono dunque riusciti a superare senza danni una specie di promontorio della paura. Qualcuno temeva infatti il peggio, memore delle tensioni sui titoli pubblici generate, prima di Ferragosto, dalle voci di acquisti di bond irlandesi da parte della Bce di Jean-Claude Trichet: Dublino e Madrid hanno invece piazzato le proprie emissioni al massimo dell’offerta, pari rispettivamente a 1,5 miliardi e a 5,5 miliardi di euro. Ossigeno per le casse pubbliche. L’ex tigre celtica continua a pagare i più alti rendimenti della zona euro (Grecia a parte), ma l’allarme per il fresco salvataggio da 10 miliardi di euro della Anglo Irish Bank sembra rientrato.
Restano, comunque, le perplessità legate alla sostenibilità del sistema bancario, i cui costi corrispondono al 20% del Pil. Lo scoppio della bolla del mattone ha travolto gli istituti di credito, che negli anni del boom avevano concesso prestiti senza garanzie. Negli ultimi due anni e mezzo il prezzo delle case è crollato del 50%, mentre il 30% degli immobili commerciali è sfitto. Nel 2009 il Pil dell’Irlanda è sceso di oltre sette punti percentuali, quest’anno sono stati tagliati i salari e nel 2011 la cura dimagrante toccherà al sistema di protezione sociale. Il Paese del Trifoglio continua però a mantenere una certa attrattiva per gli investitori esteri, grazie a un sistema fiscale particolarmente morbido nella tassazione dei profitti (12,5%).
Quanto alla Spagna, il governo Zapatero ha già annunciato un piano di austerità per complessivi 65 miliardi, nel tentativo di riportare il deficit sotto il 3% del Pil nel 2013, dall’11,2% del 2009. Madrid si è impegnata a prendere, se necessario, ulteriori provvedimenti di risanamento, ma preoccupa lo stato di salute delle banche iberiche che alla Bce devono rimborsare 130 miliardi.
Il rallentamento economico previsto da Trichet nella seconda metà dell’anno rischia però di complicare il riequilibrio dei conti pubblici, attentamente monitorato da Moody’s.

L’agenzia di rating ha detto ieri che il rating tripla A di Usa, Germania, Francia e Gran Bretagna «continua ad essere ben posizionato». Ma le sfide imposte dal risanamento dei conti hanno ulteriormente ridotto la distanza da un’ipotetica perdita della tripla A che rappresenta il massimo della solvibilità.

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