L’Italia vince a Bruxelles, Green Deal più flessibile

Ok ai crediti CO2 e ai biocarburanti. Ets rinviati. Il ministro Pichetto: "È un buon compromesso"

L’Italia vince a Bruxelles, Green Deal più flessibile
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L'Italia ottiene un importante risultato a Bruxelles sul patto per il clima, dimostrando che mettere in discussione i dogmi green europei è possibile. Dopo una riunione fiume del consiglio ambiente durata tutta la notte, gli Stati membri hanno raggiunto un accordo a maggioranza qualificata sul taglio delle emissioni del 90% al 2040 includendo una serie di flessibilità tutt'altro che scontate alla vigilia della trattativa.

L'accordo prevede di contabilizzare tra le emissioni fino al 5% di crediti internazionali di carbonio extra Ue con un ulteriore 5% di crediti esteri che potrà essere acquistato dagli stati membri. Inoltre viene introdotta una clausola di revisione su base biennale a seguito di una valutazione da parte della Commissione della legge sul clima. Tutte richieste portate avanti dall'Italia ma c'è un ulteriore elemento positivo per il nostro paese e riguarda il riconoscimento dei biocarburanti. È chiaro che l'obiettivo di ridurre le emissioni del 90% al 2040 è il retaggio di un approccio ideologico ai temi green realizzato dall'Ue negli anni passati ma l'accordo raggiunto può ritenersi un buon compromesso, come spiega il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (in foto) che ha seguito la trattativa: «Si è raggiunto un buon accordo, si tratta di un buon compromesso».

Pichetto Fratin ha poi aggiunto che il compromesso ha «riconosciuto che le istanze che portavamo avanti come Italia insieme ad altri Paesi erano rilevanti, importanti ed equilibrate». In particolare, il ministro si è riferito al rinvio di un anno dell'attuazione dell'Ets, al riconoscimento dei biocarburanti e all'aumento al 5% dei crediti di carbonio internazionali da contabilizzare nel target con un ulteriore 5% di «crediti domestici».

Esprime soddisfazione anche il capo delegazione al parlamento europeo Carlo Fidanza: «Grazie alla tenacia del nostro governo, che ha saputo coagulare intorno a sè altri governi di diverso orientamento politico e geografico, abbiamo dimostrato che esiste un'alternativa politica credibile al fanatismo verde e alla deindustrializzazione dell'Europa».

L'Italia è stata infatti capofila di una cordata di nove Stati membri che includono Polonia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Romania, Grecia e Bulgaria (con l'Austria che si è sfilata all'ultimo) critici rispetto all'iniziale proposta della Commissione europea. Il dato politico rilevante è che si è creato un blocco alternativo a quello franco-tedesco e i vari stati membri, pur avendo ottenuto i risultati richiesti, sono rimasti con l'Italia fino all'ultimo arrivando così all'attuale accordo.

Non a caso anche realtà di categoria come l'Anita, l'associazione aderente a Confindustria che riunisce le imprese di autotrasporto merci e logistica, hanno espresso parole positive come spiega il presidente Riccardo Morelli: «È una decisione di buon senso quella maturata tra gli Stati membri di rinviare l'applicazione del meccanismo dell'Emission Trading System nel nostro settore e auspichiamo possa trovare conferma nel prosieguo dell'iter legislativo».

Positivo anche il giudizio di Forza Italia con l'europarlamentare Salvatore De Meo che afferma «bene il compromesso Ue sul clima» mentre è più critica la Lega che con la parlamentare europea Isabella Tovaglieri che parla di «un nuovo

colpo all'industria Ue». Intanto oggi a Belem in Brasile iniziano le riunioni dei leader per la Cop30, la conferenza globale sul clima che si apre da lunedì e per l'Italia è presente il ministro degli Esteri Antonio Tajani.

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