Eurostat e Moody’s mandano Atene al tappeto

Un «uno-due» di estrema violenza ha colpito ieri la Grecia, già molto instabile nel ring della finanza. Eurostat ha rivisto in peggio il deficit pubblico 2009, ora stimato al 13,7% e che potrebbe essere ritoccato ancora al rialzo. A causa della revisione degli uffici statistici europei l’agenzia Moody’s ha tagliato il rating del debito sovrano greco, portandolo al livello «A3», il peggiore dell’Eurozona.
Immediate le ripercussioni sui mercati, con il titolo biennale greco che ha superato un rendimento del 10%, con tutte le Borse europee in terreno negativo e con l’euro a 1,3256 dollari, il minimo dell’ultimo anno. La situazione è ormai di emergenza, e si parla di un prestito ponte per Atene prima che si avvii il meccanismo di aiuti dell’Ue e del Fondo monetario per un massimo di 45 miliardi di euro. E al marasma si è aggiunto un rapporto della Goldman Sachs che ipotizza un blocco parziale o un rinvio dei pagamenti nei confronti dei sottoscrittori di bond greci. Nel solo mese di maggio Atene deve reperire sui mercati qualcosa come 10 miliardi di euro.
«È un momento di emergenza nazionale - ha ammesso il premier Giorgio Papandreou - ma bisogna lasciare da parte paura e panico». Nonostante la revisione in peggio del deficit da parte di Eurostat, il governo di Atene non rafforzerà le misure di austerità economica. Resta l’obiettivo di ridurre il disavanzo del 4% quest’anno, rimanendo poco sotto il 10%. «Il resto - ha spiegato il ministro delle Finanze, Papacostantinou - si farà nel 2011 e nel 2012». Il governo Papandreu deve fronteggiare il malumore e la protesta diffusa nei confronti del piano anticrisi. Proprio ieri, decine di migliaia di dipendenti pubblici in sciopero hanno invaso le strade di Atene. Secondo i sindacati, il piano di austerità è «il più grosso assalto ai diritti» dalla caduta della giunta dei colonnelli. Ci aspettiamo, dice il sindacato Adedy, «una esplosione sociale». Nel tentativo di riportare la calma, Papandreou ha ricordato che il Paese è garantito da Ue e Fondo monetario: le delegazioni della commissione, della Bce e del Fmi sono ad Atene per studiare la situazione prima di far scattare il «mega prestito». Cifre non se ne fanno, almeno per il momento. «È troppo presto per stimare gli aiuti», dice il numero due del Fmi, John Lipsky. E il managing director del Fondo, Dominique Strauss-Kahn, ricorda che la situazione in Grecia è «molto seria, ma non abbiamo la bacchetta magica, e la gente deve capirlo. Per le discussioni - aggiunge - ci vorranno ancora alcuni giorni».
Ma i tempi stringono, e i mercati sono in fibrillazione. Dopo il doppio uppercut di Eurostat (che ha corretto al rialzo anche il deficit dell’Irlanda, mentre quelli degli altri Paesi dell’Eurozona sono stati confermati) e di Moody’s, lo spread dei bond greci è schizzato a un passo dai 600 punti base e i rendimenti del bond a due anni hanno raggiunto il 10,9%. Il credit default swap - che rappresenta una sorta di assicurazione in caso di fallimento - è arrivato al record di 524 punti base. Immediate anche le ripercussioni sulle Borse europee, che hanno chiuso tutte in ribasso, da Londra (-1,02%) a Parigi (-1,33%), da Francoforte (-0,99%) a Milano (-1,86%). La Borsa di Lisbona ha perso il 2,57%, quella di Atene il 3,91%. A metà seduta, anche Wall Street si trovava in terreno negativo.


L’euro è affondato sotto gli 1,33 dollari, a quota 1,3256. La Grecia è un piccolo Paese nell’area a moneta unica, ma c’è già chi scommette su un contagio che dovrebbe mietere, come prima vittima, il Portogallo. E poi, chissà.

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