Gli spieghi quella delluomo che morde il cane. Lui abbozza, sorride. Ha capito che più o meno centra la sua «prodezza» e non si fa pregare a raccontare, per lennesima volta, come è andata. Stavolta senza neppure il bisogno di usare parole carabinieresamente corrette per il verbale appena controfirmato. Sofian Saidi, immigrato tunisino di 29 anni, si mette a posto il giubbotto con un colpo di spalla, imposta uno sguardo stile Tomas Milian e parte da quella passeggiata in via Pacinotti, a Sampierdarena. È giovedì sera, e ormai è già buio. Per i malintenzionati scocca lora di punta. «Ho visto una donna che veniva in senso contrario al mio e dietro di lei un uomo che accelerava il passo - ricorda Sofian - Ho capito subito che o era suo marito, o il suo fidanzato, oppure uno che voleva aggredirla». Eccolo, il suo atto di eroismo, il suo «morso» alla coda del cane. Semplice, detto così. «Mi sono girato per controllare e ho visto che quello la afferrava da dietro, la spingeva, la buttava a terra continuando a tirarle via la borsa - incalza il tunisino - Non ho pensato a niente. Lho fatto perché mi sembrava la cosa giusta, senza aspettarmi un grazie, senza riflettere a quello che sarebbe potuto accadere. Quelluomo poteva essere pericoloso, avere un coltello, ma non ci ho pensato».
Sofian Saidi si è buttato contro laggressore, un italiano di 45 anni, e ha cercato di immobilizzarlo. «Gli ho tenuto ferme le mani, lho spinto a terra - ripercorre quei momenti concitati - Si divincolava, era più forte di me, ma io so combattere e ce lho fatta. Nel frattempo è passata altra gente, qualcuno si è fermato, poi è arrivata una guardia giurata che ha chiamato i carabinieri». E la donna? «È andata via, le abbiamo detto di aspettare, ma ripeteva che le faceva male una gamba, che aveva paura e che non voleva fare denuncia - si rammarica Saidi - Paura di me? No, certo, mi diceva solo che non era mai passata da quella strada e che non ci sarebbe più tornata». La vittima è andata via, con la sua borsetta. Ma Sofian Saidi aveva risolto anche un altro caso di scippo, perché laggressore aveva con sé unaltra borsa, rubata la sera prima a una donna finita al pronto soccorso del Galliera, e i carabinieri hanno così recuperato anche quel bottino.
La storia del tunisino coraggioso si impreziosisce quando emergono i particolari sulla sua vita. Perché un permesso di soggiorno ancora non cè. «Lo sto aspettando - spiega - dovrebbero darmelo presto. Sono arrivato la prima volta in Italia nel 2007, poi sono andato via e tornato. Sto a Genova, fisso, dallaprile di questanno». Fisso, ma con la speranza di regolarizzare presto tutto. Servirebbe soprattutto un lavoro. «Sono stato assunto per tre mesi allAmiu, ma finito il contratto sono rimasto disoccupato», allarga le braccia e cerca una posa quasi a dimostrare che potrebbe persino tentare la carta del cinema. Diceva di saper combattere.
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