Tutti i giorni la cronaca sincarica di ricordarci quanto possa essere drammatico lincontro disordinato fra mondi diversi provocato dallimmigrazione e quanto sia alto il prezzo che la società ospitante paga per la solidarietà. Ieri a Milano cè stato un caso di stupro e pare proprio che il colpevole si un magrebino. Non è il primo episodio di violenza dovuto ad extracomunitari; si dirà che ci sono tanti stupratori italiani, il che è vero, ma questo è anche un buon motivo per non importare criminali esteri. È fatale che con la massa degli immigrati desiderosi soltanto di migliorare la loro condizione si muovano anche uomini di malaffare. Gli esperti sanno che chi proviene da società più chiuse e più violente della nostra è maggiormente esposto alla tentazione delle scorciatoie illegali.
È certo che a rendere più grave la tensione e il malessere sociale, specie degli strati più fragili della nostra comunità, sono il disordine, il lassismo, la cecità che hanno accompagnato limmigrazione clandestina; sanatorie, facilitazioni annunciate e la promessa di una cittadinanza in tempi brevi fanno si che il nostro Paese continui a essere una calamita. Non ci sono stati gli strumenti culturali e politici adeguati ai bisogni e alle esigenze di salvaguardia della comunità nazionale: non è un caso che la Bossi-Fini sita stata demonizzata da una certa sinistra. Si è pensato che le buone intenzioni potessero raddrizzare le gambe della storia, che la demagogia a sfondo ideologico e lincrollabile fede nella integrazione potessero risolvere tutto. Di qui le pressioni di quella sinistra radicale, estrema per una politica delle «porte aperte».
Il fallimento delle porte spalancate
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