UN FALLIMENTO DA PRIMATO ANZI, DA OSCAR

Dicono: «La Costituzione siamo noi». Se fosse vero, ecco un’ottima ragione per cambiarla. La nostra Costituzione, infatti, per quanto malmessa, non può ridursi al sermone di Oscar Luigi Scalfaro e a un numero di manifestanti da riunione condominiale. La Costituzione non può ridursi ai silenzi di Walter che riescono a essere persino meno intelligenti delle sue parole e a quello sparuto gruppo di colonnelli dipietristi, ieri senza Di Pietro e senza truppe, cioè senza capo né coda. La Costituzione non può ridursi a due bandiere di partito e al palco messo in mezzo alla piazzetta per mascherare i vuoti enormi come i pensieri di Veltroni. La Costituzione non può essere un girotondo attorno al moralista da 100 milioni al mese e arrivederci a domani, tutti a manifestare con la Cgil. E non preoccupatevi se non sapete perché.
Il torto più grande che si può fare alla Costituzione è proprio questo: appiccicarle un’etichetta di partito. Anzi, di più: un’etichettina di partitino. Il torto più grande che si può fare alla Costituzione l’hanno fatto loro, i sedicenti paladini della Costituzione: hanno usato la Carta solenne come se fosse il Mocio Vileda capace di assorbire gli spurghi del Pd. Hanno levato la bandiera della difesa delle istituzioni (ma difesa da che?) per avere un argomento, almeno uno, su cui trovarsi insieme senza mettersi le dita negli occhi. Patetico tentativo. Le divisioni restano, le idee latitano. E ai fallimenti di Veltroni, ora si deve aggiungere pure questo. Un fiasco da Oscar.
Lo spettacolo mostrato ieri, in effetti, è malinconico. Walter, un uomo solo e nemmeno al comando, porta a termine il rinnovamento del partito affidandosi a Scalfaro, 90 anni compiuti. L’ex presidente della Repubblica si presta a fare il pennacchio del rispetto delle istituzioni, lui che bistrattò le istituzioni più di ogni altro, Sismi compreso. E Di Pietro, che l’altro giorno in piazza aveva dato al capo dello Stato del «mafioso», ora vorrebbe tornare in piazza per difendere il capo dello Stato (da chi? da chi gli dà del «mafioso»?), ma perde l’aereo e ci lascia con Donadi (tanto, si sa, a caval Donadi non si guarda in bocca). Più che una manifestazione, sembrava «oggi le comiche». Dicono che Napolitano sia piuttosto irritato da questi difensori.

Sicuramente sono irritati molti italiani: davvero abbiamo appaltato i simboli della nostra Repubblica a questi Santissimi Apostoli? «La Costituzione siamo noi», titolava ieri l’Unità. Ecco no, per fortuna no. Per fortuna la Costituzione non è ancora ridotta così.

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