Francamente, non se ne può più. Non se ne può più di stare ad ascoltare per l'ennesima volta da tutte le trasmissioni televisive di approfondimento politico la stessa e sempre eguale filastrocca che si sostanzia nel modo seguente: Berlusconi vince le elezioni perché controlla - o direttamente nel caso di Mediaset o indirettamente nel caso della Rai - ben sei canali televisivi e perciò il dominio mediatico gli assicura la maggioranza dei consensi. Si tratta di una colossale sciocchezza per una serie di ragioni.
Prima. Anche se fosse vera la favola del controllo diretto o indiretto sulle sei reti, resta il fatto indubitabile che vede la stragrande maggioranza dei programmi di approfondimento politico appannaggio di giornalisti di sicura fede sinistrorsa. Fabio Fazio, Giovanni Floris, Lilli Gruber, Daria Bignardi, Luca Telese , Michele Santoro, come è noto, non sono politicamente neutri, perché, come sanno anche i bambini, manifestano in pubblico e in privato spiccate simpatie di sinistra, spesso fino alla militanza politica espressa, come nel caso di Santoro e della Gruber (che sono stati entrambi eurodeputati di sinistra). Resta fuori il solo Vespa, che certo non si palesa espressamente quale giornalista di militanza sinistrorsa, ma al quale bisogna dare atto comunque di riuscire a mantenere in trasmissione un equilibrio ammirevole, che invece è del tutto sconosciuto ad altre trasmissioni consimili. Ne viene che il 90 per cento circa delle trasmissioni di approfondimento politico dell'intera gamma di televisioni operanti in Italia è dichiaratamente antiberlusconiana.
Seconda ragione. Anche se questo benedetto controllo fosse autentico, resta il fatto indubitabile che gli italiani votano in larga maggioranza per Berlusconi non perché condizionati dalle televisioni, ma perché sono in grado di formulare un giudizio libero ed oggettivo sui programmi politici e sui risultati delle maggioranze di centrodestra e su quelli di centrosinistra. La sinistra non si persuade del fatto che gli italiani non sono deficienti con l'anello al naso, pronti a credere tutto quello venga loro propinato, solo perché lo dice la televisione. Finché la sinistra continuerà a pensare in questo modo non solo continuerà a offendere milioni di italiani (quelli non di sinistra), ma sarà incapace di organizzarsi seriamente allo scopo di offrire una valida alternativa politica a Berlusconi.
Quante volte opinionisti con la puzza sotto il naso, intellettuali snob e politici impegnati hanno ripetuto dalle televisioni che Berlusconi aveva vinto perché gli italiani sono beceri e perfino ignoranti, come si permise di affermare il ben altrimenti colto Fuksas? E, a dimostrazione della sua cultura e della ignoranza di noi poverini che avevamo votato per Berlusconi, insistette comicamente per buona parte della trasmissione ad attribuire a Cicerone una espressione che invece le Vite parallele di Plutarco riservano a Giulio Cesare: «Preferisco essere il primo in questo piccolo villaggio che il secondo a Roma». Ma tant'è: questa è l'ignoranza di noi poveri imbecilli e questa la cultura di codesti intellettuali critici ed impegnati.
Terza ragione. La prova della piena consapevolezza di chi vota per il centrodestra è stata per anni sotto gli occhi di tutti. È noto infatti che dal 2000, quando Berlusconi vinse le elezioni politiche, al 2006, quando le perse, si svolsero decine di turni elettorali di ogni tipo e rilevanza : regionali, provinciali, comunali in comuni piccoli, grandi e medi ed anche le europee. Ebbene, il centrodestra le prese di santa ragione in tutti i casi, senza neppure una eccezione: Berlusconi per ben cinque anni fu ripetutamente punito dai suoi elettori, fino all'ultima sconfitta, quella appunto del 2006.
Ma come? Forse che dal 2001 al 2006 egli aveva omesso di esercitare quel controllo sulle televisioni di cui ancora oggi lo si accusa? Più semplicemente, i suoi elettori preferirono dare fiducia ad altri candidati di diversi schieramenti politici, nonostante le televisioni, le quali evidentemente non sortirono alcun effetto: chiaro come il sole. Ma, come diceva Lattanzio, «cosa mai potrà vedere chi non vede neppure il sole»?
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