Falso in bilancio Ora c’è l’Inter nel mirino dei giudici

La Covisoc precisa a scoppio ritardato che i nerazzurri non avevano i requisiti per il campionato 2005-06. E c’è chi chiede la retrocessione

Falso in bilancio Ora c’è l’Inter nel mirino dei giudici

E adesso all’Inter c’è chi vuole togliere lo scudetto del 2006. Non è la Federcalcio a chiederlo ma, ad aprire le danze, è la Commissione sulla vigilanza delle società calcistiche, la famigerata Covisoc che, solo dopo due anni, si sveglia e fa notare che l’Inter non aveva i requisiti per iscriversi alla stagione 2005/06. Quello della Covisoc è il segreto di Pulcinella. Nella relazione consegnata al pm Carlo Nocerino nell’ambito dell’indagine sul falso in bilancio che coinvolge Inter e Milan, indagine in prossimità di chiusura, la Covisoc scrive: «Se la società avesse evidenziato le perdite connesse alle plusvalenze fittizie l’equilibrio finanziario sarebbe saltato e l’Inter non avrebbe superato i parametri richiesti per l’iscrizione al campionato 2005/06». Nel registro degli indagati sono iscritti il presidente nerazzurro Massimo Moratti, il vicepresidente Rinaldo Ghelfi, l’ex ad Mauro Gambaro e l’ad e vicepresidente del Milan. Risulterebbe, infatti, che anche Adriano Galliani avrebbe commesso irregolarità relative ai bilanci chiusi al 30/6/2003, al 31 dicembre 2003 e 2004 ai fini dell’ammissione nei campionati 2005 e 2006.
I fatti risalgono al periodo 2003-2005 e sono relativi a scambi di calciatori - Carneadi o quasi - tra Milan e Inter (ma anche alla ipervalutazione dello scambio Corradi-Crespo). Il valore di questi giocatori sarebbe stato gonfiato per ottenere delle plusvalenze (il famoso «doping amministrativo»). L’inchiesta era nata da un esposto dell’ex presidente del Bologna, Giuseppe Gazzoni Frascara, alla magistratura di Roma e poi trasmesso alla Procura di Milano. L’avviso di chiusura delle indagini significa che entro 20 giorni il pm ha intenzione di chiedere il processo per i 4 indagati di falso in bilancio.
All’ombra della Madonnina il giochino delle plusvalenze va avanti da anni, basta ricordare gli scambi tra Pirlo e Brncic, Guly e Brocchi, Coco e Seedorf, senza dimenticare la triangolazione in più atti che riguardò i trasferimenti di Simic, Helveg e Umit. Sul piano tecnico ci guadagnò il Milan, sotto il profilo contabile i vantaggi furono reciproci. Ma, secondo la Procura, nel 2002-03 si è esagerato: otto giocatori che passano dall’una all’altra squadra milanese - quattro a testa -, giovanotti sconosciuti e di belle speranze col Milan che cedette all’Inter Simone Brunelli, Matteo Definite, Matteo Giordano e Ronny Torna, ricevendone in cambio Salvatore Ferraro, Alessandro Livi, Giuseppe Ticli e Marco Varaldi. Valore tecnico dei cartellini prossimo allo zero, invece il prezzo concordato fu di 13,95 milioni di euro a quartetto. In base a questa serie di operazioni, il Milan portò a casa una plusvalenza di 11,961 milioni, l’Inter incassò una plusvalenza di 13,941 milioni. Cose fatte anche nel 1999/2000 e 2001/02 quando cambiarono di casacca Paolo Ginestra, Matteo Bogani, Fabio Di Sauro, Davide Cordone, Andrea Polizzano e Marco Bonura (li avete mai sentiti nominare su un campo di calcio?), con plusvalenze comprese tra i 7 e i 10 miliardi di vecchie lire. E subito gli esperti di giustizia sportiva si sono scatenati. Per Victor Uckmar, ex presidente Covisoc fino al 2001: «C’è stato uso e abuso delle plusvalenze per superare i controlli e iscriversi al campionato, ecco perché potrebbero essere presi provvedimenti gravi».
Ancora più duro l’avvocato Mario Stagliano, ex numero due Ufficio indagini: «Sarebbe applicabile l’articolo 7 comma 3 del Cgs, dalla penalizzazione, alla revoca dello scudetto». Catastrofico l’avvocato Mattia Grassani (imitato dallo Juve Club di Montecitorio): «C’è il rischio della retrocessione, ma resta da provare la plusvalenza fittizia. E ora la Figc deve decidere se aspettare l’esito dell’inchiesta penale, oppure procedere al deferimento». Assoluta tranquillità invece in casa Inter.

«Mi spiace a livello di immagine», afferma Massimo Moratti, «ma abbiamo già presentato la necessaria documentazione per dimostrare che non ci sono plusvalenze fittizie. Da parte mia poi pago miliardi tutti i giorni...E quello scudetto non lo ridiamo, era giusto assegnarlo a noi». Sarcastico invece Luciano Moggi: «Il tempo è galantuomo, prima o poi le cose vengono a galla».

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