"Famiglia tradizionale, ma sì a diritti individuali"

"Famiglia tradizionale,   ma sì a diritti individuali"

Roma - Vive sotto scorta, ma ha il volto sorridente: «Sono molto sereno, scortato sì, ma non assediato». Il messaggio che vuole mandare, nel corso della sua prima vera conferenza stampa da presidente della Cei, è chiaro: in Italia la Chiesa è una realtà molto radicata a livello popolare e certi conflitti enfatizzati nelle ultime settimane esistono solo nei media, perché «alla fine la gente capisce dove stanno la verità e il bene».
Angelo Bagnasco, il successore del cardinale Ruini alla guida dell’episcopato italiano, ribadisce i principi che guidano l’azione della Cei manifestando volontà di dialogo. Esprime apprezzamento per le parole di Napolitano sulla famiglia: «Con lui certamente ci unisce la grande passione per il bene comune del Paese e della gente e il desiderio di trovare elementi di convergenza, di incontro e di collaborazione che possano costruire il bene generale». «Il valore a cui ci riferiamo - precisa - è quello della famiglia fondata sul matrimonio. Altrettanto chiaramente crediamo e vogliamo promuovere - aggiunge - là dove ci sono, veri diritti individuali e indirizzi a cui venire incontro. Penso che questo sia volontà comune a tutti». Un riferimento che riecheggia quanto più volte affermato da Ruini, il quale aveva sempre manifestato disponibilità ad eventuali aggiustamenti riguardanti i diritti individuali per venire incontro alle esigenze delle coppie di fatto.
Bagnasco ha poi ricordato che «non tutto ciò che dice la Chiesa è professione di fede, non tutto ha valore confessionale». «A noi - ha spiegato - interessa richiamare l’importanza e la chiarezza dei principi per illuminare le coscienze. Come Chiesa ci rivolgiamo non solo ai politici ma a tutti, in quanto tutti, compresi i vescovi, dobbiamo essere coerenti con tali principi che possono derivare dalla fede cristiana o che possono essere individuati dalla ragione, dal buon senso, che la fede illumina ma non sostituisce o annulla».
La Chiesa, insomma, non intende esercitare alcuna egemonia né mettersi a far politica. E la coerenza che viene chiesta a chi svolge un ruolo pubblico e ha il potere di influire sulle leggi del Paese è la stessa che i vescovi richiamano ad ogni fedele cattolico.
Il presidente della Cei ha quindi ribadito «il valore sacro della persona, anche nel suo significato laico di valore intangibile, assoluto, radicato. Che poi significa il rispetto della vita dal suo concepimento fino al suo termine naturale». Su queste basi, Bagnasco ha accennato alle riserve dei vescovi italiani sul «testamento biologico», spiegando che la dignità di una persona non può essere ridotta solo a una fase della vita, ma è «la forma stessa della vita». L’arcivescovo di Genova ha poi precisato che «le accentuazioni rispondono alle urgenze», ma ha voluto smentire che l’insegnamento della Chiesa sia monotematico e riguardi soltanto i temi morali: «L’accentuazione di temi come la vita, la famiglia e la libertà di educazione non è in contrapposizione alle tematiche di tipo sociale e non le ha mai fatte dimenticare».


E proprio un decisivo capitolo della prolusione pronunciata lunedì scorso da Bagnasco era dedicata al progressivo impoverimento di molte famiglie italiane. Infine, il presidente della Cei ha detto di credere che il «buon senso» prevarrà sulle «polemiche mediatiche» e che le contestazioni delle ultime settimane non incideranno sul gettito dell’otto per mille.

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