
Oltre 320 giorni e ore già passate «in attesa». Il Comitato «Famiglie Sospese» a metà marzo aveva consegnato simbolicamente al Comune le chiavi delle case acquistate in cantieri finite sotto sequestro o in stand by a causa delle inchieste sull'urbanistica e ieri ci ha aggiunto un cronometro del tempo già perso «in tante chiacchiere e pochi fatti concreti». Sono tornati davanti a Palazzo Marino per lanciare una protesta più estrema, lo sciopero della fame «itinerante», il portavoce Filippo Maria Borsellino lo sta facendo quotidianamente da ieri, accompagnato a rotazione da famiglie che si ritroveranno davanti ai cantieri sotto sequestro per raccontare le loro storie e denunciare lo stallo. Ieri la prima tappa allo «Scalo House» in via Valtellina, zona Farini. Il gruppo Greenstone da quanto si apprende ha costanti colloqui con il Comune per tentare di sbloccare la situazione. Oggi si sposteranno in via Savona 105, domani alle Residenze Lac al parco delle Cave. Almeno 4mila famiglie sono nel limbo. Il digiuno, spiega Borsellino, finirà solo quando avremo risposte concrete dalle istituzioni». Molti hanno versato caparre e fideiussioni da centinaia di migliaia di euro. Ci sono situazioni in cui i costruttori si sono rifiutati di restituire gli acconti. «Vogliamo una legge che rispetti il lavoro fatto dalla Procura in questi mesi - spiegano - ma che sblocchi la situazione nel più breve tempo possibile per le famiglie in sospeso. Faremo lo sciopero finchè la politica tutta in modo bipartisan non deciderà di aiutarci davvero». Oggi una delegazione incontrerà i capigruppo a margine del consiglio comunale, sabato potrebbe tenersi un'iniziativa parlamentare. Sala ieri ha assicurato che è «un tema su cui stiamo cercando di fare il possibile, in un intrigo legislativo piuttosto complicato».
Davanti al cantiere di «Scalo House» Simona, 40 anni, osserva lo scheletro del palazzo arrivato «al sesto piano, dove ci sarebbe è l'alloggio che abbiamo acquistato 2 anni fa. Doveva essere pronto lo scorso gennaio o al massimo a fine giugno - spiega -. Abbiamo firmato il preliminare davanti al notaio e versato circa il 30%, una cifra molto importante, ma il cantiere è finito sotto sequestro e non possiamo neanche uscire dal progetto finchè la questione non è chiusa. I fondi versati dalle famiglie sono stati utilizzati per realizzare la prima parte del progetto». Con il marito e la bimba che oggi ha 4 anni sognava la casa più grande, «per fortuna noi avevamo un bilocale di mio marito, si trovano con i soldi impegnati e l'affitto da sostenere, c'è chi è tornato dai genitori o vive in maniera precaria. Ci sentiamo un po' fregati, anche dalla politica: i permessi erano in regola e ci siamo fidati. Sul nostro rogito c'è scritto che è attestata la regolarità edilizia-urbanistica». Elisa, 36 anni, ha acquistato nel 2020, un «cervello di ritorno» dalla Germania, «sognava di tornare a Milano e lo ha fatto nel 2022 - racconta la madre -. La casa doveva già essere pronta, invece si trova in affitto e con 300mila euro bloccati, una situazione pesante. Un danno economico ma anche psicologico, le è crollato il mondo addosso».
Monica Beretta, che vive in zona da 35 anni e sognava la vecchiaia di fronte al futuro parco allo scalo Farini, ha «perso già tante notti di sonno, ho versato centinaia di migliaia di euro e ancora non si vede nulla», solo uno scavo della seconda torre. «Possosolo sperare che la situazione si rivolva nel più breve tempo possibile».