Il fango su Finmeccanica? È per svenderla meglio

Appena hanno cominciato a circolare le notizie su fondi in Svizzera di una società di consulenza che prende elevate parcelle e di presunti giri di denaro per «tangenti» a politici in connessione alla fornitura di elicotteri Agusta all’India, mi sono detto: ci risiamo, ecco un’altra meravigliosa occasione in cui gli italiani con il gusto del masochismo si daranno da fare per infangare e, possibilmente, ridurre in stato confusionale uno dei pochi grandi gruppi industriali ad alto contenuto tecnologico che ci sono rimasti. Negli anni ’90 del secolo scorso, mediante processi penali e civili e suicidi rimasti oscuri, l’Italia è riuscita a «far fuori» il gruppo agroalimentare Ferruzzi, specializzato nelle biotecnologie, il gruppo Montedison e il gruppo Sir. Con vicende analoghe si è cannibalizzato il gruppo Cirio e - soprattutto - il gruppo Efim che, essendo gestito da manager vicini ai socialisti, si prestava in modo particolare ai processi per corruzione, giusti o sbagliati che fossero. L’impresa del vetro di Efim, la Siv, che dava fastidio a varie multinazionali, è sparita, le officine di Savigliano, che costruivano il «Pendolino» per l’Alta velocità, sono andate alla francese Alstom. Altri gioielli industriali come Agusta, Siai Marchetti (avionica d’avanguardia), Oto Melara (carri armati corazzati), Officine Galileo (ottica di precisione) e qualcosa d’altro - fortunatamente - sono confluiti in Finmeccanica, gruppo ex Iri, che allora arrancava. E, grazie a buoni manager, bravi lavoratori e competenze tecnologiche questa ha preso a correre, meglio di prima. Attualmente è una delle maggiori imprese elettromeccaniche d’avanguardia del mondo e vince commesse difficili negli Usa (come per l’elicottero del Presidente); lancia satelliti nello spazio con Alenia; ha un fatturato di 19 miliardi annui, in gran parte d’esportazione; ha ordinativi per 23 miliardi; fa ricerca tecnologica.
Il presidente ha avuto un avviso di garanzia sulla base di voci riguardanti la società di consulenza svizzera. Tutte le grandi imprese dello scacchiere mondiale si servono di società di consulenza e di intermediazione specializzate di Paesi terzi. Le parcelle di queste società intermediarie appaiono molto elevate all’occhio del profano. Non ci si rende conto che esse svolgono consulenze tecnologiche e finanziarie difficili, sulla base di informazioni riservate che collezionano sul mercato mondiale dei clienti potenziali. Si tratta di servizi che le grandi imprese utilizzano anche per non esporsi in prima persona, nel caso in cui una trattativa non vada a buon fine. Supporre che questi mediatori siano una specie di paravento per pagare le tangenti «alla Padania» è assurdo.
Certo, nessuno può escludere che per sapere se un governo ha bisogno di apparecchi elettronici un’agenzia di questo tipo regali alla moglie di un alto funzionario un uovo di pasqua contenente un braccialetto di Bulgari. Ma ciò riguarda l’agenzia. Comunque, il mondo degli affari non è fatto di educande, e i manager delle imprese internazionali debbono districarsi in ambienti in cui c’è un po’ di tutto.
La carriera dei capi di grandi imprese tecnologiche in espansione come Finmeccanica si fa per meriti tecnici, con il vaglio del mercato. L’idea che li possa scegliere Belsito in cambio di favori è grottesca e puerile, perché non è come dirigere un negozio di salumi di lusso. Si tratta di un lavoro in cui ci vuole esperienza aziendale, competenza sia di tecnologie specifiche sia di finanza, conoscenza di situazioni internazionali, capacità di negoziare e dirigere, voglia di faticare e viaggiare quando gli altri vanno al mare ad abbronzarsi.
Voler mettere politicamente sotto accusa i capi di queste imprese, sulla base di avvisi di garanzia nati da dichiarazioni di collaboratori infedeli, sin che non si provano i fatti è un sistema molto pericoloso.

Bisogna fare attenzione a non porre a repentaglio delicati gioielli aziendali, che fanno gola a chi ne vorrebbe comprare a buon prezzo parti interessanti o vorrebbe eliminare o porre in difficoltà rivali fastidiosi... La via giudiziaria-mediatica è un mezzo collaudato per ottenere questo risultato autolesionista. Occorre che il governo e le forze politiche che lo sorreggono non si prestino a questo gioco.

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