Caro Giornale, desidererei che questa fosse una lettera aperta per il Presidente dellOrdine degli Avvocati di Genova e per il Primo Presidente della Corte dAppello (Corte che - spiegazione per i profani - comprende le quattro provincie liguri, più Massa Carrara).
Io sto per compiere gli ottantacinque anni e, grazie al fenomeno dellallungamento della vita nellepoca attuale, proseguo nellattività professionale, così come altri preclari e notissimi colleghi di alcuni dei quali (senza violare la riservatezza, perché pubblicati nellAlbo degli Avvocati, a disposizione di chiunque) mi permetto di citare, ad esempio, i nomi e lalbo di nascita: Tiscornia (1918), Cocino (1920), Pesce T. (1920), Berlingeri P. (1921), Cardino (1921), Soliman (1921), Anselmi (1922), Silva (1922), Timossi (1922), Di Benedetto (1923), Tubarchi (1923), Raggi (1924), Simonetti (1924), Morra (1925), Rocca A. (1925), Uckmar (1925), Grego M. (1926), Ottolia (1926), Torazza (1926), Foppiano (1927), Marino (1927), Persico (1927), Roghi (1927), Zerba Pagella (1927), Biondi (1928), Galiberti (1928), Mistretta (1928), Scanu (1928), Gramatica (1929), Rolleri (1929), Torrente (1929). Ometto le Colleghe, in ossequio agli insegnamenti di Monsignor Della Casa.
Nessuno di noi - se non per imposizione genitoriale o per scelta personale - fu mai obbligato, dalla legislazione scolastica, a studiare lingue straniere, visto che alla Facoltà di Legge si accedeva soltanto con la maturità classica e dopo la licenza ginnasiale le uniche lingue in programma erano latino e greco.
Io, in realtà mi ero iscritto alla Facoltà napoletana di Scienze Coloniali, dove si studiava anche larabo; ma, poi - vuoi per la perdita delle colonie, vuoi perché non prevedevo lattuale occupazione dellEuropa da parte delle orde islamiche - passai a Giurisprudenza.
Ancora (scusandomi per la premessa prolissa) né la Costituzione, né alcuna legge dello Stato prescrivono che, per fare lavvocato, si debbano conoscere le lingue straniere o si debba essere esperti di informatica. Tutto questo prescindendo dalle scelte personali, che esulano dalle norme legislative. Tutto ciò premesso, noi - vecchi residuati bellici, ma ancora validamente in trincea ed in attività di servizio (alcuni anche di chiarissima fama, come, ad esempio, lonorevole Biondi, il professor Uckmar e lavvocato Silva) - ci troviamo di fronte ad un diktat del Consiglio dellOrdine che ci impone di contattare una «Password» (speriamo che si tratti di una signora per bene) che si chiama «pewb01ge», informandoci che la «User-id» non ha scadenza. Il che ci induce a pensare che si tratti di un medicinale o di un prodotto alimentare.
Tutto questo ci viene comunicato dalla «Polisweb», che non so di quale nuovo Corpo di Polizia, statale o privata, si tratti.
Sempre da parte del Consiglio dellOrdine, veniamo anche resi edotti che sul «desktop» (io lo interpreterei come un ordine perentorio di alzarsi da tavola) è visibile una icona (la Madonna del Don?) per accedere alla quale bisogna dotarsi di una «pen-drive, con chiave USB».
Abbastanza scioccato per limperativo, cui - non conoscendo linglese - non saprei come ottemperare, vengo informato, nella riga successiva, che «i files occupano uno spazio di memoria pari a 8,5 MB». Augurandomi che i «files» non siano extracomunitari clandestini, mi chiedo se, occupando uno spazio di memoria, non sia il caso di ricorrere allo psicanalista.
Comunque, ultima notizia che parrebbe voler essere consolante, mi si comunica che il «Software SIAMM» è disponibile nel «sito web».
A questo punto sarei grato a Lei, dottor Lussana, al Presidente della Corte dAppello ed al Presidente dellOrdine degli Avvocati se mi volessero usare la cortesia di spiegarmi, in italiano, che cosa io debba fare per continuare, sinché ne avrò le forze, a svolgere questa professione, con la quale tiro avanti da oltre mezzo secolo.
Carissimo avvocato Sulfaro, intanto ci compiaciamo che Lei alla bella età di quasi 85 primavere, continui a esercitare con successo la professione di legale. È in buona compagnia dei «grandi vecchi» della nostra città. Di certo già di questa possibilità si deve essere grati a se stessi - per aver esercitato lintelletto non soltanto sulle parole crociate -, oltreché naturalmente a Nostro Signore, o se preferisce alla Dea Bendata. Inoltre ci complimentiamo anche per la contagiosa carica di umorismo con cui ha condito la sua lettera, degna, direbbe qualche collega, di una «bella penna».
Detto ciò, crediamo che il calendario parli da solo. Nel terzo millennio e mandati in pensione i segnali di fumo e i piccioni viaggiatori, il mondo, caro avvocato, viaggia su Internet, parla in chat e scrive e-mail. Che sia un bene o un male non sta a noi dirlo. Adeguarsi? Quando Lei, da giovane, cambiò indirizzo di studio da Scienze Coloniali a Giurisprudenza certo mostrò intuito, capacità di adeguamento e temperamento.
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