Duccio Pasqua
Quale futuro per il farmaco da banco? È quel che si chiede lAssociazione nazionale dellindustria farmaceutica dellautomedicazione (Anifa), che in occasione della presentazione del Rapporto 2006 sullautomedicazione ha illustrato il suo punto di vista sulla questione. Alla presenza del ministro della Salute Livia Turco, coinvolta proprio in questi giorni nel dibattito con i farmacisti a proposito dei farmaci da banco, si è parlato dellimportanza e della delicatezza della fase distributiva.
È utile ricordare in breve cosa si intende per farmaci da banco o di automedicazione: sono quei medicinali acquistabili senza la necessità di presentare la ricetta al farmacista, concepiti e realizzati per essere utilizzati senza intervento di un medico per la diagnosi, la prescrizione o la sorveglianza nel corso del trattamento. Non sono rimborsati dal Servizio sanitario nazionale. Il consumo di questi farmaci è ingente, se si considera che circa il 70 per cento delle patologie che affliggono la popolazione è trattabile con prodotti senza obbligo di ricetta, e che circa il 50 per cento degli italiani adulti ricorre stabilmente a essi. Nel Lazio, come in Italia, i più consumati sono Voltaren, Enterogermina (in due diversi dosaggi) e Aspirina. Inferiori alla media nazionale le vendite di Polase, Moment e Supradyn, mentre sono superiori i consumi di Vivin C, Rinazina e Bisolvon.
Nel 2005, la spesa sanitaria regionale del Lazio è stata superiore alla media nazionale per quel che riguarda i farmaci di classe A, ovvero rimborsabili dal Ssn, mentre è stata inferiore per quelli di classe C e per quelli senza obbligo di prescrizione.
Nel corso della tavola rotonda, il ministro Livia Turco ha ribadito la volontà di continuare a vendere i farmaci che non necessitano di prescrizione anche al supermercato, mentre Anifa ha confermato le sue opinioni in materia. «È fondamentale - ha sottolineato Angelo Zanibelli, presidente dellassociazione - che nella nuova realtà distributiva gli spazi dedicati ai farmaci siano realmente separati da quelli riservati ad altri prodotti. È necessario prevedere forme specifiche di vendita, con un ruolo attivo del farmacista, come garanzia di assistenza e di consiglio professionale».
Il presidente di Anifa ricorda anche che i medicinali di automedicazione sono e restano farmaci e non possono essere assimilati ai prodotti genericamente salutistici. Per questo, il canale distributivo non è ininfluente ai fini del corretto posizionamento dei prodotti e, di conseguenza, del loro appropriato utilizzo. «Lofferta differenziata di questi farmaci - conclude Zanibelli - non deve in alcun modo determinare penalizzazioni per il cittadino a seconda del luogo in cui li può trovare».
A margine dellincontro, Assiprofar Federfarma Roma, lassociazione sindacale dei farmacisti di Roma e provincia, ha distribuito volantini contro la liberalizzazione avviata con il decreto Bersani, chiedendo di abbassare il prezzo delle medicine piuttosto che cercare di venderne di più anche nei supermercati.
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