Fassino a Genova per spaccare i Ds

Fassino a Genova per spaccare i Ds

Paola Setti

«A meee? Ma si rende conto?». Marta Vincenzi risponde così, se le domandi se Piero Fassino le abbia chiesto di fare un passo indietro in vista delle primarie e in nome dell’unità dell’Ulivo. Non è un buon segno. Perché ieri il vicepremier e leader dei Ds è venuto a Genova a dire almeno due cose molto chiare: fate le primarie per Tursi, «saranno un momento di grande partecipazione» ha sottolineato più volte, e trovate un accordo per farle con un candidato unico dell’Ulivo, perché a Genova non è che si possa scherzare, «questo voto è importantissimo, assumerà valenza politica nazionale, è da qui che nel 2002 arrivò il segnale che potevamo farcela dopo la sconfitta alle politiche nel 2001, e qui dobbiamo sentire questa responsabilità». Tradotto, significa la sconfessione di Claudio Burlando il presidente della Regione, che sulla consultazione popolare fino a ieri frenava e che ieri però l'ha messa così: «Non mi pare che si farà perché lo dice Fassino, ma perché è già lanciata, con un candidato (Edoardo Sanguineti di Unione e sinistra, ndr) che sta già facendo campagna». E significa anche da una parte la conferma dei vertici locali, che finora hanno lavorato sulla linea unitaria, ma dall'altra l'avvertimento: non c'è più tempo per litigare, perché, annuncia Fassino davanti alla sala gremita di Palazzo Ducale: «Da qui oggi parte la campagna elettorale». E attenzione: «Ci sono tutte le condizioni per uno straordinario successo, che confermi il voto al centrosinistra e alla sua classe dirigente», insomma non vi azzardate a perdere o salteranno le vostre teste. Così, adesso ai segretari regionale e provinciale, Mario Tullo e Alfonso Pittaluga, spetta l'arduo compito di far fare un passo indietro a uno dei due sfidanti, Marta Vincenzi e Mario Margini. A un certo punto par di capire che Fassino punti su Margini candidato sindaco, quando dal palco parla della necessità di presentare un candidato di continuità con la giunta di Giuseppe Pericu, e per il sindaco uscente scatta la standig ovation: «Abbiamo governato bene, e dobbiamo dire ai genovesi che non interromperemo le cose fatte». Tutti guardano Margini, ma lui si schermisce: «Non credo di aver vinto, credo anzi che oggi Fassino non abbia voluto dare indicazioni». Del resto, c'è chi fa notare che il segretario non ha lanciato pubblicamente l'appello a un candidato unitario, limitandosi a farlo ufficiosamente con i vertici genovesi. Quanto all'irriducibile SuperMarta, graffia: «Ma figurarsi, Fassino non può permettersi di entrare in queste cose». Come se ne esce? «Questa è la democrazia, bellezza: alle primarie tutti si possono candidare. Se l'Ulivo troverà un candidato unitario bene, altrimenti ci saranno più candidati» là dove, avverte, se l'Ulivo vorrà indicare lei bene, altrimenti dovrà fare i conti con la sua candidatura. Del resto, ringhia: «Il conflitto c'è, e negarlo non servirà a risolverlo, meglio allora coinvolgere i cittadini». E poi, Vincenzi non riconosce il tavolo dell'Ulivo: «Non vedo su quali basi potrebbe scegliere chi meglio rappresenta l'Ulivo», tanto più che, polemizza: «Il candidato unitario si sceglie sul programma, ma io programmi non ne vedo». Lo scenario della divisione lo dipinge anche Burlando quando dice che, in fondo, in alcune città, come Venezia, «non solo alle primarie, ma addirittura alle elezioni l'Ulivo si è presentato con due candidati». Non a caso, fa notare, le primarie si terranno solo là dove i partiti non siano riusciti a trovare un accordo. Poco decoroso magari, ma questo è. I nodi si scioglieranno fra un paio di settimane: si terrà un incontro fra i vertici locali e nazionali di Ds e Margherita, nel quale la Margherita dovrà chiarire se in Provincia vuol ricandidare il presidente uscente Alessandro Repetto, e se ancora rivendica la poltrona di Tursi. Poi l'Ulivo dovrà confrontarsi con Unione a sinistra, per concordare un programma comune, evitando che il nuovo sindaco si ritrovi nella situazione attuale, con Rifondazione fuori dalla maggioranza. Il messaggio è chiaro: il candidato dovrà sottoscrivere un programma unitario o almeno molto ulivista, visti i pesi di coalizione. Solo chiariti questi punti i Ds potranno risolvere il nodo Vincenzi-Margini, e chissà, magari la soluzione sarà un terzo nome.

E insomma è ancora marasma, chi spiffera che il partito si accinga a chiedere a Margini di farsi da parte, chi dice che, se mai, la Quercia dirà chiaro a Vincenzi che, se si ostina a volersi presentare, si assumerà la responsabilità di fare un atto di forza che spacca l'Ulivo proprio nella prima città in Italia che ha deciso di presentare la lista unica in vista del partito democratico.

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