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«Fatto grave, ci toccherà convertirci»

«È già successo in Francia, è già successo in Danimarca. Per fortuna non è ancora successo in Italia. E allora dico agli islamici: noi siamo per la poligamia, siamo per tutte le gamie. Se vogliono mettere soldi nel nostro giornale, siamo contenti. Io e Vauro ci siamo sentiti e ci siamo detti: speriamo che il petrolio ce lo diano in altre forme, non attraverso la finestra». La conversione sì, le molotov no. Vincenzo Gallo, in arte Vincino, una vita dedicata alla satira, da anni matita irriverente del Foglio e da poche settimane impegnato nell’avventura di «resurrezione» de Il male, è a metà fra l’ironico e il preoccupato.
Non è che l’islam è diventato il principale obiettivo della satira che vuol farsi pubblicità?
«Non credo che quei poveretti cercassero pubblicità. Farsi bruciare la sede non è pubblicità. Onestamente non me l’aspettavo. Non ci avevano avvertito...».
Stupidi? Permalosi? Come definirebbe chi non sa ridere di una battuta?
«Il 99% della gente non sa ridere di sé».
Lei addirittura fu licenziato da Eugenio Scalfari per colpa della satira.
«Lui con quella barba un po’ islamico è sempre stato».
Cosa accadde?
«Ero direttore del settimanale satirico Zut. Se la prese perché pubblicammo delle foto di lui con una donna che non era sua moglie. Che le dicevo? Bigamo e permaloso.

Anche lui un po’ islamico».

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