Per fortuna alle cinque, o giù di lì, sarà tutto finito e lo scudetto prenderà una direzione. Non se ne poteva più. Perché, a prescindere da quello che sarà in città (funerale o festa pazza) cè da riferire di unangosciante settimana. Che ha svelato la moderna faccia di un tifoso romanista timoroso di vivere (bene) lemozione di uno scudetto sul filo di lana. Sette giorni di monocorde scaramanzia con tutti quei complimenti all«Inter campione dItalia» e rimpianti per uno «scudetto gettato via dalla finestra». Dappertutto lodiosa litania, ufficialmente figlia della prudenza. Colpa dei comunicatori, di chi misura il polso del tifo cittadino e poi modella lopinione generale a piacimento. Tanti, troppi gli opinionisti-tifosi di radio e tv barricati dietro una sfilza di riti scaramantici. Quelli dellinflazionatissimo «non succede, ma se succede...». Quelli ammazzademocrazia del maxischermo che porta sfiga. Quelli che alla fine ti vogliono convincere che è meglio così perché sotto sotto non hanno gli attributi per dirlo che la Roma ha un buon 35-40 per cento di possibilità di farcela a diventare campione dItalia. Come spiegare, del resto, le quote Snai che danno i giallorossi a un prudente 3,50; limpresa sarebbe quotata a non meno di 8,50-9. E la gioia un po sbruffona del romano tipico? Non pervenuta.
Insomma, una vigilia grigia di un pomeriggio speciale. Nellattesa del verdetto gustiamoci questo doppio confronto al cardiopalmo Catania-Roma e Parma-Inter. Ieri sera a Fiumicino per il saluto ai giocatori qualche tifoso si è sbilanciato con entusiasmo: alla faccia dellappiattimento. Stasera la Roma avrà comunque gli applausi meritati per una stagione al di sopra delle più rosee aspettative.
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