Nell’operazione di salvataggio dell’Italia bersagliata dalla speculazione, con l’intervento massiccio della Banca centrale europea, sono entrati molti fattori ma quello determinante è stato probabilmente il fattore umano (The Human Factor, fu il geniale titolo di Graham Greene per un capolavoro della letteratura di spionaggio portato al cinema da Otto Preminger) che torna a rivendicare il suo ruolo di protagonista sulla crisi finanziaria e persino sulla Storia, battendo per knock out le categorie dello spirito e quelle dei trattati di economia: adesso tutti si accorgono finalmente che non esistono entità astratte e immanenti come la finanza, i mercati, le monete e che dietro queste false astrazioni si muove soltanto l’umano burattinaio mosso dalle sue pulsioni elementari e certamente meno nobili, ma fondamentali, come avidità, il desiderio di vincere e di umiliare, di costruire e di distruggere, di guadagnare e predare.
E quindi non sorprende (ma in realtà dovrebbe sorprendere moltissimo) che in questo momento abbia avuto un ruolo fondamentale il fattore umano rappresentato dalla personalità del presidente del Consiglio. O meglio: l’altra faccia di quello stesso fattore umano che abbiamo duramente criticato per comportamenti di tutt’altro genere, e che è tornato in pista come uno strumento di lavoro: la sua maniacale cura dei rapporti umani e personali che costituisce la sua marcia in più (e talvolta il suo handicap). Con quello strumento è riuscito a concludere un’opera di persuasione molto vicina alla seduzione il cui risultato finale è stato che la ferrea trinità formata da Bce, Trichet e la Merkel si sono convinti a comperare, proteggere l’Italia e scoraggiare la speculazione. Certo il risultato non è stato raggiunto con le canzoni di Apicella o una batteria di barzellette, ma di sicuro il potere di ascolto, di persuasione e, diciamolo pure, la simpatia personale e umana di Berlusconi hanno giocato un ruolo politico con un risultato politico. Non è la prima volta che ciò accade e questa evidenza del fattore umano in politica rompe gli schemi e spiazza gli avversari.
Il punto è: proprio nel momento in cui tutto il mondo riscopre la rudezza primitiva e selvaggia dei comportamenti economici (ci si esercita sulla decadenza americana sostenendo oggi che tutto è cominciato con la deregulation che avrebbe scatenato gli istinti e il fattore umano nella finanza), in Italia si assiste ad un ritorno positivo del fattore umano come strumento politico ed economico. Del resto, leggendo le dichiarazioni dell’opposizione, si assiste a null’altro che ad una esibizione di umori e passionalità retoriche, visto che nessuno ha saputo o voluto o potuto presentare un piano di manovra alternativo e migliore, o anche di pari portata, di quello varato dal governo e firmato dal Presidente Napolitano.
Ora, ognuno può pensare di questa crisi quel che vuole: che venga da lontanissimo, nello spazio e nel tempo, oppure che abbia profonde radici nei vizi italiani di massa, e non soltanto di casta, come il parassitismo, lo statalismo, l’economia parallela in nero. Sia come sia. Il punto è che la nostra fragilità - umana - di italiani molto cialtroni in diversi strati e aree, è andata sotto schiaffo internazionale in compagnia di altre fragilità e di altri vizi stranieri.
Di fronte a queste falle derivate da antichi vizi la speculazione agisce come le colonie batteriche: dove c’è la ferita attacca, provocano febbri mortali aspettando di guadagnare dalla tua sofferenza e dalla tua morte. In questa situazione feroce, darwiniana, da colpi di clava, abbiamo rivisto in gioco un Berlusconi capace di portare a casa un risultato tecnico e politico in cui ha potuto spendere con successo la sua umana abilità a mediare, fare pressione, assediare umanamente, convincere, riscuotendo quel che aveva seminato con la sua prorompente personalità che nel bene e nel male lo rendono eccezionale e anzi unico sul palcoscenico della politica mondiale.
Naturalmente è improbabile che qualcuno gli darà merito di questa capacità, anche nelle sue stesse file che sembrano scompigliate e spesso impazzite, prese dalla tentazione di separarsi, distinguere, dividersi, «fare corrente». E questo atteggiamento fa parte esso stesso del complicato panorama del fattore umano dispiegato fra i poli della follia di mezza estate e quella dei mercati che praticano la guerra da corsa. Eppure si tratterebbe semplicemente di prender atto del fatto che se la febbre dello spread è scesa al di sotto della linea rossa, questo risultato è dipeso (anche e non soltanto, ma in misura determinante) dalla personalità di Berlusconi: quella stessa personalità - aggiungiamo noi che ne abbiamo scritto a lungo - che lo ha mal consigliato in altre circostanze e vicende.
Il fattore umano di Silvio contro le Borse ciniche
Nell’operazione di salvataggio del Paese dagli speculatori, Berlusconi riscopre la sua arma più originale: il cuore. E spiazza i detrattori
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