La fecondazione fa nascere il grande centro

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Roberto Scafuri

da Roma

A volte la realtà si svela davanti agli occhi, ma nessuno (o pochi) la vedono. In un referendum dal forte contenuto etico e filosofico, che investe coscienze e capacità di analisi logica, ecco arrivare la campana di Pierferdinando Casini, perfettamente all’unisono con quella di Francesco Rutelli. Ma ecco arrivare anche la sconsolata reazione del papà (eterologo) di tutti i referendum e referendari italiani, Marco Pannella. «Su Rutelli non sono deluso perché non mi sono mai fatto illusioni...», dice il guru radicale per niente sorpreso dalle scelte del capo dielle. «Il più capace di tutti i miei ragazzi, tecnicamente parlando», lo definisce Pannella ammettendo che da tempo «non gli voglio più bene» e che proprio per questo «mi appaiono più nitidamente i suoi obbiettivi». Perseguiti, spiega Marco, con gelida strategia.
Ma qual sia la strategia di Rutelli - peraltro incardinata su un referendum che nulla c’entra con la politica politicista - se lo chiede oggi persino il capo dei Ds, Piero Fassino, sperando di «capire se la Margherita confermi o meno l’obbiettivo strategico su cui abbiamo lavorato insieme...». Se sì, «troviamo un compromesso ragionevole e condiviso», propone Fassino, rifiutando di «correre dietro ai sospetti» e incassando l’interesse di Marini per riaprire il confronto tra Quercia e Margherita. Eppure non c’è bisogno di nutrire sospetti, a sentir parlare il senatore dell’Udc, Maurizio Ronconi, che già chiede di «stabilire un nuovo raccordo con Rutelli e con quella parte della Margherita che si ribella al monopolio della sinistra». All’orizzonte, «un non utopistico partito del centrodestra ma un partito popolare che diventi centro di attrazione per tutti i moderati».
Un referendum sulla fecondazione, che non c’entra con la politica, ma sta diventando, a sentire certe sirene, una consultazione del «centro». Al quale viene ascritto anche l’intervento di Casini, pubblicato ieri dal Corsera. Casini ha voluto specificare che «non votare è legittimo», tanto più alla luce di quesiti di tale rilevanza da richiedere una continua interrogazione della propria coscienza e la «diffusa consapevolezza» che la legge vada migliorata. Non si può «ripartire da zero», spiega il presidente della Camera, ovvero da una «situazione di completa deregolazione della materia». L’intervento suscita la fiera reazione del segretario radicale Capezzone («Casini come Pera, fanno gli agit-prop violando l’obbligo dell’imparzialità»). E Capezzone, velenosamente, ricorda anche che Rutelli «nell’88 voleva introdurre per legge l’eterologa per le donne single». I toni si accendono, Rutelli attira i fulmini di Bertinotti, Pecoraro Scanio, Maccanico, ma conquista alla sua causa l’Udeur mastelliana («Siamo dalla sua parte»).

Assieme a molti elogi della Cdl, dove Mantovano (An) sostiene che questo è il vero «nodo politico», in quanto «Rutelli vuole impedire che la sinistra assuma una prospettiva zapateriana». Arriverà pure al traguardo con il quorum sotto i piedi, questo referendum, come lamenta Pannella. Però magari metterà un po’ d’ordine nei cuori della politica.

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