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Fedeli, altruisti, riflessivi. Ecco lo zoo delle virtù

Il saggio di Peter Wohlleben spiega le virtù (e i pochi vizi) delle varie specie. Che smentiscono favole e luoghi comuni

Fedeli, altruisti, riflessivi. Ecco lo zoo delle virtù

Un giorno il filosofo Zhuangzi va a fare una passeggiata lungo un fiume, con l'amico Hui Shi. Nel 300 avanti Cristo, in Cina, un filosofo può fare osservazioni come questa: «Guarda come sono felici i pesci». Hui Shi, scettico, mette in dubbio: «Tu non sei un pesce, come puoi capire la felicità di un pesce?». È a questo punto che Zhuangzi si dimostra il vero filosofo, dei due: «Tu non sei me, come puoi capire che io non capisca la felicità di un pesce?».

Il fatto che Peter Wohlleben sia una guardia forestale di professione, anche se ormai si dedica (...)

(...) al suo bosco, al suo orto e ai suoi animali, nel Parco nazionale dell'Eifel, non deve indurre a conclusioni affrettate, come quella di Hui Shi. Wohlleben in Germania è diventato famoso grazie a un bestseller sulle piante (La saggezza degli alberi), cerca di ricreare foreste caduche come quelle di secoli fa, raccoglie la legna con l'aiuto dei suoi cavalli, ovviamente non utilizza sostanze chimiche e, intanto, osserva moltissimo i suoi animali. A esempio, per un'estate intera si è fatto mangiare la frutta da uno sciame di calabroni, pur di avere il privilegio di studiarli da vicino. Non troppo, si capisce, Wohlleben è avventuroso, tiene anche corsi di sopravvivenza nei boschi, ma non è avventato. Anzi, ha la fissa della saggezza (altrimenti non citerebbe filosofi cinesi): ora infatti ha scritto La saggezza degli animali (Garzanti, pagg. 188, euro 16; in libreria dal 7 febbraio), un libro che quasi quasi risponde perfino al quesito di Zhuangzi. E che sottintende, si capisce, che la vera saggezza sia quella di non credersi troppo saggi; e, quindi, di non sottovalutare gli animali...

CAPRA A CHI Capra, capra, capra... Ma capra a chi? Le capre non sono affatto capre, cioè lo sono, ma non sono stupide. Sono attente alla loro salute: quindi, molto selettive nella scelta del foraggio. Se non trovano quello di loro gradimento scappano per cercarlo, oppure saltano il pranzo. Stupide? Snob, piuttosto. Probabilmente sono solo della Vergine: un pochino rompiscatole, ecco.

UNA MEMORIA DA GHIANDAIA Non c'è solo l'elefante, a ricordarsi tutto. La ghiandaia tiene a mente circa diecimila nascondigli (diecimila...) nei quali dissemina vari cibi durante i nove mesi di magra. Non solo: ricorda quali deve mangiare prima (e non ha neanche la data di scadenza ad aiutarla), e riesce a ritrovarli anche se il luogo è cambiato, per esempio se non c'è più neve, o se è stato strappato un cespuglio. Questo uccellino non è un robot, è perfino sensibile. Infatti, se una ghiandaia muore, le altre la vegliano per un paio di giorni, con tanto di canto funebre. Un supereroe, buono.

BRUTTI È MEGLIO L'evoluzione dovrebbe portare verso il bello, che attira di più e, quindi, fa riprodurre di più la specie? Eh no. I belli sono troppo stressati dai corteggiatori e, alla fine, patiscono: perciò i bruttini hanno più successo.

FEDELE COME UN CORVO I corvi imperiali, come le gru, fanno coppia fissa: i loro legami sono molto, molto più duraturi della media dei matrimoni (umani). Per il resto, nel mondo degli animali la fedeltà è rara come una mosca bianca... E comunque, la vita sessuale degli insetti non è da sminuire: anche i moscerini fanno sesso per puro piacere, come provato dal fatto che abbiano rapporti omosessuali (va be', i ricercatori dovranno pur studiare qualcosa).

CUORE DI SCIMPANZÉ Se il pulcino è stressato, mamma chioccia si agita (un elettrocardiogramma per credere). Se i topi trovano dei compagni in gabbia, preferiscono liberare i loro simili anziché mangiare il cioccolato offerto dagli studiosi tentatori (pensate che molti umani sceglierebbero la cioccolata? Che cinismo). Gli scimpanzé adottano cuccioli orfani, estranei alla loro famiglia. Solo quelli liberi, però: gli animali in cattività non sono altruisti, anche perché non ce n'è bisogno, ci sono gli uomini a occuparsi di loro...

ASTUTO COME UNA VOLPE Be', la volpe è furbissima: come spiegare altrimenti il fatto che sia sopravvissuta a tutti quei cacciatori in pompa magna, per secoli? La volpe non solo mangia la bistecca del corvo, come nella favola di Esopo, la volpe mangia tutto il corvo: si finge morta, l'uccello si avvicina per gustarsi la carogna e lei lo divora. Riconosce trappole, cacciatori, automobili. Non ama gli uomini e ne sta lontano. Ha capito tutto, senza bisogno dei libri della Littizzetto, o delle puntate di Sex and the City.

LE FURBETTE DELL'ALVEARE Le api sono operose come api, per carità. Però non tutte... Wohlleben ha anche le api, quindi sa bene di che cosa parla: delle sessantamila abitanti di un alveare, molte, soprattutto le più giovani, si riposano per quasi metà della giornata. E comunque le api lavorano duramente solo per sei mesi, poi si godono il frutto della loro fatica. Anzi, il frutto della fatica delle raccoglitrici: loro, che si ammazzano di lavoro da mattina a sera, vivono sei settimane, e a fine estate sono già morte. Le altre si nutrono con le scorte di miele per tutto l'inverno e, per non gelare, riscaldano la temperatura fino a 30 gradi, tremando tutte insieme. Dolcissimo far niente...

CALABRONI DA BRIVIDO I calabroni sono considerati pericolosissimi e aggressivi. Ma in realtà, a differenza delle altre vespe, non sono attratti dagli zuccheri: quindi stanno lontani da torte e bibite, mentre cacciano altri insetti. L'unica eccezione è la frutta, che amano mangiare verso la fine dell'estate. Per esempio, a casa Wohlleben hanno rosicchiato, morsetto dopo morsetto, tutta la raccolta di un albero di mele.

LO SCHIACCIANOCI Anche gli automobilisti possono tornare utili. Per esempio se sei un corvo giapponese che vuole aprire una noce. Allora, siccome sei veramente furbo e veloce, fai così: lanci la noce sulle strisce pedonali, aspetti che una macchina ci passi sopra e poi, quando il semaforo è rosso, recuperi il tuo bottino. Non ti serve neanche un marito, a quel punto.

ANCHE I PESCI SOGNANO Non solo dormono, come chiedono sempre i bambini, ma alcuni, come i pesci zebra, hanno un sonno molto simile a quello dell'uomo. È influenzato dalle stesse sostanze. Insomma, quello che tiene sveglio il pesce zebra, tiene sveglio anche un camionista (per dire di uno che è meglio non si addormenti, almeno mentre guida), e viceversa. Sui pesci zebra si sperimentano i farmaci per curare i disturbi del sonno: abbiamo quasi tutti un debito nei loro confronti, pare.

TE LO DICO... A MODO MIO Il linguaggio, come l'essere aristotelico, si dice in molti modi. E non solo a parole: le api ballano per indicare alle compagne il nettare migliore, quanti fiori ci sono e dove si trovano; le cavalle di casa Wohlleben muovono orecchie, criniera, testa e collo per decidere quale direzione seguire; sempre le api «piangono» con le ali se la loro regina scompare; la ghiandaia, un essere chiaramente superiore, manda almeno 25 segnali sonori diversi per allertare le compagne, a seconda del nemico e della sua pericolosità.

DISPOTICA COME UNA TALPA Non solo le formiche e le api hanno una regina e riproducono, nelle loro organizzazioni, una forma di stato. C'è anche la talpa senza pelo dell'Africa orientale, brutta e tirannica. Non vi piace? Non piace a nessuno. Il suo regno è lungo anche 28 anni, durante i quali terrorizza le altre talpe, sue schiave, a forza di pizzichi e morsi a sorpresa. Quando non gira a controllare le poverette nelle gallerie, si dedica alla sua prole infinita. Una matrona bisbetica, che nessuno riesce a domare.

«PORCELLITO» LINDO Quando il maiale si rotola nel fango, in realtà sta facendo il suo super-scrub quotidiano, per liberarsi di tutti i parassiti e le schifezze. Peccato che gli umani abbiano trasformato la sua Spa in una gabbia minuscola, dove è costretto a convivere con i propri escrementi. E allora, se puzza, non è colpa sua. Il suo parente libero, il cinghiale, emana un odore di dado da cucina...

CHE ASINI Che asini gli umani, a pensare che l'asino sia testardo. È solo prudente: abituato a vivere sulle calde montagne dell'Africa del Nord, è diventato sobrio, e attento a dove mette i piedi. Prima di muovere un passo valuta eventuali pericoli, riflette, decide. Non corre, e se ne infischia dell'umano che sbraita. Un saggio di epoche antiche.

STRESS IN VOLO Vi sembra che a volte gli insetti siano fastidiosi? Be', non è che la loro vita sia molto rilassante. Neanche a Tokyo gli umani sbatterebbero le ali così freneticamente: quattromila battiti al secondo. In volo raggiungono i 20-25 km orari, e cambiano direzione in meno di 30 millisecondi. È come se un adulto di un metro e 70 filasse a 4.

250 chilometri l'ora e, nel frattempo, il suo cervello, anziché essere schiacciato da una pressione esagerata, continuasse a elaborare informazioni, controllare il paesaggio, la direzione, di non sbattere contro l'albero, di non finire in bocca al piccione, e cerca il cibo, nasconditi, scappa, gira a destra, no a sinistra, frena... E poi, appena prova a riposarsi su un braccio, paf, è già finita.

Eleonora Barbieri

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