Cronaca locale

Ferrante presenta la lista senza capolista

Il candidato sindaco dell’Unione: «Tutti in ordine alfabetico»

Gianandrea Zagato

La lista c’è, il capolista manca. Ma, sorpresa, i sessanta candidati - in ordine alfabetico - diventano automaticamente tutti e sessanta capilista. Surreale? No, è la lista civica di Bruno Ferrante.
Elenchino presentato alla stampa dall’aspirante sindaco del centrosinistra senza aver ancora deciso se Milly Moratti e Davide Corritore - suoi competitors alle primarie dell’Unione - saranno i due capilista e, tra l’altro, senza nemmeno offrire ai giornalisti, come usa, uno straccio di fotocopia della lista con tanto di professione dei candidati. Risultato? Una nota diffusa in serata dallo staff dell’ex inquilino della Prefettura fa sapere che «Camagni Roberto non è l’ex vicesindaco di Milano», quello targato pci-pds-ds, bensì «il professore di economia urbana del Politecnico milanese».
Errate corrige e lamentele dei cronisti a parte, i sessanta nomi in alfabetico «c’è la concreta possibilità che restino così» dice l’ex prefetto: «Ne discuteremo insieme ai candidati e insieme decideremo. Siamo un partito democratico». Affermazione che costringe la candidata Milly Bossi Moratti - al decimo posto della lista, tra Bosoni Anna e Bruno Alberto - a vagheggiare della «presenza senza capolista» come di «un segnale migliore alla città». Se non ci fosse da ridere, be’ ci sarebbe da piangere anche perché l’ex rappresentante dello Stato è convinto che «questa è una vera lista civica», che «aiuterà il centrosinistra a vincere a Milano».
Lista riconoscibilissima anche dal logo - una palla color rosso con la scritta «Lista Ferrante» - disegnato da Emanuele Pirella insieme a Pierluigi Cerri, «con quel rosso che fa Ferrari ma pure barolo e pure la bandiera giapponese». Commenti a parte, l’idea non è nemmeno così originale: la palla rossa con scritta bianca ma font differente è già il simbolo di Zona Tortona. Ma per Ferrante tutto fa brodo, anche un logo già visto e rivisto che, attenzione, è il simbolo «di una lista civica e politica»: «Veramente civica perché della società civile, attenta al mondo della cultura, delle imprese, del volontariato» sottolinea l’ex prefetto «ma anche lista di quella politica sana che sa confrontarsi con i cittadini».
Sfogliando l’elenchino dei sessanta aspiranti consiglieri comunali c’è però un’altra storia, dalla A di Aghina Guido - ex assessore psi negli anni delle giunte rosse e trombato dagli elettori agli inizi degli anni Novanta - alla Z di Zanuso Rebecca Federica, passando per Castagna Augusto - ex assessore comunista - e Giuliani Amedeo ovvero l’ex segretario della Uil. In mezzo non c’è la città né la passione per Milano ma anche «i figli di...»: Silvia Veronesi di Umberto, noto oncologo che l’Unione avrebbe voluto come candidato sindaco prima di Ferrante, e Donatella Vicari di Enzo, ex prefetto in salsa ambrosiana di cui Ferrante fu anche capo di gabinetto. Ma sfogliando i sessanta-candidati-sessanta ci si imbatte anche nell’opinionista della sinistra benpensante Luca Beltrame Gadola e nella girotondina doc Iole Garuti.
Sessanta candidati che, parola di Ferrante, hanno un compito preciso dopo «le elezioni del nove aprile: portare alla vittoria il centrosinistra anche a Milano». Concetto che ripete più volte, quasi a volersi convincere e, forse, per strappare un applauso di più a una claque fatta in casa. Quella platea che beve tutto, senza domande e che crede di andare alla conquista del Palazzo d’Inverno.

Senza capolista, naturalmente, ma con una lista senza futuro.

Commenti