Se questo fosse stato un tema del liceo avrei scritto soltanto: «Chiamandosi Festival della Canzone Italiana, quello di Sanremo non deve ospitare testi in dialetto». Avrei preso 4 perché i temi (e gli articoli) devono essere argomentati. Eccoci dunque a motivare perché il festival uno dei rari eventi di vera unità popolare nazionale non dovrebbe perdersi in un coriandolio di lingue minori.
I dialetti sono tali perché sconfitti dalla storia culturale e politica del nostro Paese. Di conseguenza, il loro contributo alla nostra cultura è infimo per qualità e quantità - rispetto allitaliano. Né mi si dica che i dialetti sono preziosi, in quanto lingua del focolare e del contado: essendo senese, non ho mai avuto un dialetto, e la mia vita familiare, sociale e pubblica non ne hanno risentito affatto. Anzi.
Se i dialetti sono arricchimenti per chi ha anche unottima padronanza dellitaliano (i meno), sono un ulteriore indebolimento per chi quella padronanza non ce lha (i più). E poi, dopo le prime canzoni in napoletano o veneto, voglio vedere cosa succederà quando chiederanno legittimazione anche antichi dialetti di origine greca o albanese, parlati da poche migliaia di italiani.
Comunque, tutto ciò è una vana ciancia. Perché il problema non riguarda le canzonette bensì la politica. La Lega ha voluto i dialetti a Sanremo perché la lingua nazionale è uno dei pilastri dellunità appunto nazionale, e metterla alla stregua di lingue moribonde significa tentare di uccidere sia la lingua italiana sia lunità nazionale. Nella Lega ci sono due anime, una naïf e laltra lucidamente strategica. Quella naïf ama la propria lingua natale come la sagra della polenta, e va bene. Quella lucidamente strategica ha come scopo finale lindebolimento dellidentità nazionale, preludio a un federalismo sempre più esasperato che nei casi più estremisti vuole il disfacimento dello Stato, della nazione, del popolo italiani. Il patatrac sarebbe compiuto quando la Lega chiedesse, e ottenesse, che anche i parlamentari abbiano il diritto di esprimersi e legiferare nel proprio dialetto. Immaginiamo che scenette, e che conseguenze.
Miss Padania e il campionato di calcio padano hanno le stesse radici folcloristiche e distruttrici, ma sono giochetti al confronto. Giochetti che, però, dovrebbero insegnare qualcosa alla stessa Lega. Miss Padania, infatti, non è necessariamente la più bella dItalia e la nazionale padana non avrebbe mai la stessa forza di quella italiana. Lo stesso vale per i dialetti. Dove si troveranno, allestero, i traduttori dal sardo o dal salentino? Chi pubblicherà, in francese o in giapponese, le opere pubblicate in «lingue» sconosciute? Peggio ancora è un problema scientifico/tecnologico che i dialettisti non sembrano neanche conoscere: uno degli studi più importanti per il futuro dellumanità è il Trattamento automatico del linguaggio (Tal), ovvero insegnare alle macchine a capire e a parlare una lingua. Per ora ce ne serviamo nella scrittura dei telefonini, nei navigatori satellitari, nelle segreterie automatiche; presto il Tal permetterà di dettare al computer, di tradurre perfettamente da una lingua allaltra schiacciando un tasto del pc, oltre a centinaia di altre, meravigliose, applicazioni. Questi studi, in cui lItalia è allavanguardia, costano centinaia di milioni di euro, il lavoro di ingegneri specializzatissimi, decenni di lavoro.
Ma, intanto, cantiamoci su.
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