
Rose Villain, obiettivo Sanremo.
«Questa volta voglio piacermi».
Detto da un sex symbol è una notizia.
«L'anno scorso, quando ho esordito all'Ariston, volevo dimostrare chi fossi. Stavolta voglio piacermi io».
Festival sempre più stressante.
«Quando sono tornata a casa, per nove notti di seguito mi sono svegliata di soprassalto pensando di avere una telecamera in faccia o un giornalista che mi chiedesse qualcosa».
Se c'è qualcosa di veramente sorprendente in Rosa Luini detta Rose Villain, milanese classe 1989, figlia di padre grande imprenditore e di mamma Fernanda che le ha lasciato in eredità l'irruente «fernandite», è l'entusiasmo contagioso e puro che gronda da ogni parola. Nel 2024 è stata la seconda Top Woman Italia per Spotify, il suo brano sanremese Click boom! si è rivelato uno dei più ascoltati dell'anno, a dimostrazione che il Festival lo vince davvero chi resiste nel tempo. «Eh sì, abbiamo proprio spaccato», sorride lei in un ristorante rigorosamente vegano, mentre si prepara a portare in gara Fuorilegge, un brano più costruito e profondo che potrebbe avere un respiro lungo.
Sì ma, cara Rose, fuorilegge sa di gangsta rap.
«Ma no, canto quella sensazione che si prova quando ci si sta innamorando, il sentirsi esagerati perché si prova una passione forte, un desiderio totale. Mi piace esplorare quelle che chiamo le parti logoranti dell'amore, quelle che ti sfiniscono».
Autobiografico?
«Sì ma non solo».
Lei è sposata con Sixpm, ossia il produttore Andrea Ferrara.
«Quando ho conosciuto Andy, io ero a New York e lui no, ci sentivamo al telefono e basta. Avevo quel desiderio pazzesco di vederlo, di prendere un aereo, di telefonargli nel cuore della notte».
Negli States, dove vive molto spesso, come è stata presa la vittoria di Trump.
«Diciamo che, quando ha vinto Biden, nella mia zona c'era la gente per strada a festeggiare. Stavolta no».
Elodie ha detto di essere di sinistra ma non voterebbe Elly Schlein.
«Io voterei anche un uomo pur di tutelare i diritti umani».
In Italia sembra che gli artisti abbiano poca voglia di esporsi politicamente.
«Billy Eilish negli States ha fatto una grande campagna per Kamala Harris. Ma anche in Italia ci sono artisti che prendono posizione. Certo che, quando capita a me, tanti poi mi dicono o scrivono cose del tipo ehi sei una cantante, canta e basta».
A proposito, per chi tifa a Sanremo?
«Mi piacerebbe vincesse Joan Thiele e, nella serata dei duetti, mi sarebbe piaciuto duettare con Brunori».
E se toccasse proprio a lei andare all'Eurovision Song Contest?
«Canterei il mio brano in inglese. E ho anche tanta musica già pronta cantata in inglese».
Come mai?
«Anni fa non mi sentivo compresa dalla mia etichetta discografica e ho scritto canzoni in inglese, cosa che continuo a fare».
Pensa al mercato estero?
«Scrivendo in italiano ammetto di avere imparato molto, ma resto comunque figlia artistica di Max Martin (celebre produttore discografico che firmato tanti successi da Britney Spears a Bon Jovi e Coldplay - ndr)».
Dopotutto sa benissimo l'inglese e conosce la musica americana.
«Diciamo che volevo essere Lady Gaga o Beyoncé, ma poi ho capito che negli Stati Uniti puoi anche non fare gli stadi ma hai comunque una rispettabilità artistica di tutto rispetto. Però, diciamola tutta, qui in Italia gli stadi vorrei farli».
Inarrestabile.
«Infatti mio padre lo chiamo Pazienzio, soprattutto quando fa i conti con la mia esuberante fernandite perché io parlo e parlo, sono esuberante e piena di progetti».
Un disco?
«Uscirà prima della mia data del 23 settembre al Forum di Assago».
Il terzo capitolo della trilogia Radio. Radio Gotham. Radio Sakura. E adesso?
«Diciamo che usciremo dalle ombre di Gotham City e andremo nel firmamento più luminoso».
Dopo il Festival.
«L'altro mi ha cambiato la vita. E dire che sono arrivata solo 23esima...».
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