Fiat, dalle tute blu un "vaffa" contro governo e sindacati
2 Ottobre 2007 - 10:40Welfare, Mirafiori si ribella ai sindacati: "Fosse premier Berlusconi saremmo in piazza". Inizia l'autunno caldo del Professore. Ma Epifani avvisa: se i lavoratori dicono no, governo a casa
Roma - Una replica del 7 dicembre
dell’anno scorso. Gli operai
Fiat di Mirafiori hanno
concesso il bis di fischi e mugugni
ai rappresentanti di
Cgil, Cisl e Uil che volevano
spiegare le ragioni del sì al
protocollo sul welfare.
Al segretario generale della
Uil, Luigi Angeletti, e al segretario
generale della Fiom-
Cgil, Gianni Rinaldini, non sono
state risparmiate le contestazioni.
Le accuse mosse dalla
base sono note: collateralismo
con il governo sul mancato
abbattimento totale dello
scalone ed elenco molto limitato
di lavori usuranti
esclusi dall’applicazione della
riforma pensionistica. Va
detto che le parole del numero
uno di Corso Italia, Guglielmo
Epifani, che ha legato
l’approvazione del referendum
alla sopravvivenza del
governo, non hanno contribuito
a rasserenare gli animi.
Al di là dei limiti della democrazia
rappresentativa,
quello che si rimprovera è
l’appiattimento sulla linea di
Palazzo Chigi su previdenza
e lavori atipici. Ma, alla fine
delle assemblee, i diretti interessati
hanno cercato di
smussare tutti gli spigoli.
«Più che altro quando parlavano
quelli del no, quelli del
sì mugugnavano e viceversa.
Questo però è fisiologico in
un’assemblea di metalmeccanici
», ha commentato Angeletti,
forte dell’affermazione
della Uilm comeprimo sindacato
proprio a Mirafiori. Il
malessere, ha aggiunto, «è
determinato soprattutto dalla
consapevolezza di essere
tra coloro che lavorano di più
e guadagnano di meno e ovviamente
chiedono al sindacato
di rendere conto di questa
situazione».
Ma c’è un aspetto che il segretario
Uil ha messo in evidenza:
i lavoratori hanno sostenuto
che «il governo non
ci ascolta molto anche se dice
di essere di sinistra». Ed è
su quel punto che finiscono
le responsabilità sindacali e
iniziano quelle di Prodi.
«Un’assemblea molto vivace,
molto urlata con applausi
e fischi nella quale in prevalenza
si sono espressi pareri
contrari all’accordo», ha rilevato
Rinaldini ricordando
che i punti caldi restano «la
precarietà e le modalità per
superare lo scalone». Poi, «a
Mirafiori le assemblee non
sono mai state tranquille».
«È andata benissimo perché
il sindacato è l’unico che
parli con amici e avversari».
In controtendenza Raffaele
Bonanni, segretario generale
Cisl, che ha magnificato
l’audacia sindacale («Lo vedreste
Berlusconi che fa
un’assemblea con Rifondazione
o Prodi con la Lega?»)
e minimizzato sui dissensi di
una minoranza. Tutti i leader
hanno invitato gli operai
a partecipare massicciamente
al referendum sul protocollo.
La tattica è risaputa: l’accordo
passerà grazie a pensionati
e a dipendenti pubblici
(che però ieri hanno annunciato
uno sciopero entro ottobre),
ma la sinistra sindacale
coltiva la speranza di un corposo
diniego dei metalmeccanici
per strappare qualche
miglioria in Parlamento sul
versante legge Biagi.
Non a caso la sinistra radicale
ha drizzato le antenne.
«L’assemblea conferma l’esistenza
di una profonda sofferenza
della quale è opportuno
tenere conto», ha osservato
il capogruppo al Senato
del Prc, Giovanni Russo Spena,
precisando che migliorie
«sono certamente possibili
adoperando lo stesso metodo
della Finanziaria: quello del
confronto collegiale». «Fortuna
che ci sono ancora gli operai
di Mirafiori», ha chiosato
l’ex Fiom, Maurizio Zipponi
(Prc), che ha rilevato come
emerga chiaramente «una
profonda delusione per il governo
Prodi».
Dino Tibaldi, senatore del
Pdci, ha sparato ad alzo zero
sui moderati della maggioranza.
«Anziché porre aut
aut farebbero meglio a ragionare
sulla possibilità di modifiche
», ha affermato. Beninteso,
è un avvertimento pacifico:
come hanno rilevato alcuni
metalmeccanici torinesi
in assemblea «con Berlusconi
al governo saremmo già
scesi in piazza». Oggi, invece,
anche i duri e puri della
sinistra estrema utilizzano lo
strumento del dialogo dopo
settimane estenuanti passate
a spiegare che la manifestazione
del 20 ottobre non è
contro il governo. Così Manuela
Palermi, capogruppo
Verdi-Pdci a Palazzo Madama,
ha invitato la Cgil, che ha
sottoscritto il protocollo, a
«modificare la propria posizione
». Ma questo è un altro
terreno di scontro, ovvero
l’insediamento nella cabina
di pilotaggio di Corso Italia.
Di «malessere» e «disagio»
ha parlato anche il centrodestra.
Per il responsabile Lavoro
di Fi, Maurizio Sacconi, il
principale punto che non è
stato accolto è quello di una
«tassazione secca, sottratta
alla progressività, per straordinari
e premi aziendali».
Idem per Roberto Maroni (Lega):
il centrosinistra «ha tradito
tutte le promesse fatte in
campagna elettorale».
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