«Figlia privilegiata» E la Fornero finisce nel tritacarne rosso

«Figlia privilegiata» E la Fornero finisce nel tritacarne rosso

In poco più di due mesi l’idillio è già finito. Domenica l’Unità ha dedicato le prime cinque pagine a demolire l’ipotesi di modificare l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. I titoli non lasciano dubbi: non si tocca, pronti allo sciopero generale, Camusso avvisa Fornero, ascoltare le parti sociali, basta linea dura. C’è anche spazio per un attacco personale all’ex eroe dei lavoratori e delle lavoratrici. Riguarda il «conflitto d’interesse per la figlia» del ministro.
Il caso non è nuovo: Silvia Deaglio è professore associato nella facoltà di Medicina dell’Università di Torino, lo stesso ateneo in cui insegnano mamma Elsa e papà Mario Deaglio, entrambi economisti. In più è ricercatrice di genetica nell’ambito della fondazione Hugef, creata e finanziata dal SanPaolo, la banca al cui vertice sedeva la madre. Se non bastasse, Silvia Deaglio ha sposato un alto dirigente di banca. Di tutto ciò si parlò quando Fornero fu nominata ministro. La cosa è tornata a galla oggi, nel pieno della discussione sull’articolo 18 e dopo l’uscita di Monti sulla monotonia del posto fisso.
È il blog ufficiale del popolo viola a rispolverare la polemica. «Quant’è monotona la figlia della Fornero: ha più di un posto fisso», si legge nel sito Il post viola. E giù commenti irridenti. «I posti buoni sono occupati dai soliti nomi». «Troppe pubblicazioni per essere così giovane». «Una puttanata all’italiana». «Siamo a un nuovo caso Martone, raccomandato dalla culla». Discussione rilanciata dal Fatto quotidiano con centinaia di commenti incendiari. Alla fine è un personaggio di centrodestra, l’ex ministro Franco Frattini, a difendere la linea Fornero. «Quando si discutono le persone piuttosto che le idee si attivano meccanismi pericolosi già visti in passato». Riferimento agli omicidi D’Antona e Biagi? «Certo, personalizzare lo scontro politico indicando il nemico con nome e cognome rischia di armare la mano di qualche pazzo».
Dal Fatto di nuovo all’Unità. «Se il governo cambia natura» è il titolo dell’editoriale di domenica del giornale del Pd. Il direttore, Claudio Sardo, non è un pasdaran alla Padellaro ma un riformista. Eppure l’avvertimento al premier e al suo ministro oggi più esposto, Elsa Fornero, è chiaro.
«Nato per affrontare l’emergenza economica», si legge nell’editoriale, ora il governo «può tornare sulla rotta che ci ha portato nella crisi». E che cosa determina questa metamorfosi? «Lo scontro sull’articolo 18». Liberalizzare il mercato del lavoro è ben diverso dagli orari dei panettieri o dagli sconti dei farmacisti. Le «lenzuolate» di quel volpone di Pier Luigi Bersani se ne tennero astutamente alla larga. Guai a toccare i sindacati. Silvio Berlusconi e Roberto Maroni, allora ministro del Welfare, dovettero abbassare la testa davanti alla Cgil schierata in piazza da Sergio Cofferati. Invece Monti non vuole fare sconti alle confederazioni e nemmeno al Pd. «Ha cominciato a lanciare messaggi che somigliano agli auspici di Sacconi», scrive l’Unità.
Le agiografie redatte nei primi giorni del dopo-Berlusconi sono ormai materiale d’archivio.

Elsa Fornero era il prototipo della «self made woman», una donna di sinistra, un simbolo di riscatto e di successo, arrivata alla vicepresidenza della maggiore banca italiana senza ricorrere alle quote rosa. A sinistra insomma hanno scoperto il «metodo Fornero», che è quello di tirare dritto. E reagiscono cercando di isolare la titolare del Welfare.

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