Filianoti, il re dei giovani tenori: «Sarò Don Carlos alla Scala»

da Milano

Giuseppe Filianoti, il Werther che ha entusiasmato i genovesi del Carlo Felice - è ufficiale - inaugurerà la prossima stagione alla Scala di Milano. Vista l’importanza della notizia gli chiediamo una conferma. Filianoti resta un attimo pensieroso. Ha ancora nella «pelle» le disavventure del giovane Werther, poi esclama eccitato: «Sì canterò Don Carlo. È confermato poiché è stato lo stesso sovrintendente Lissner a comunicarlo a mezzo stampa. A questo punto, mentre prima me ne stavo quatto quatto ad aspettare la sua decisione, ora sono orgoglioso e felice che si sappia perché amo quest'altro personaggio infelice e mi butterò a capofitto a studiarlo con dedizione e amore».
Giuseppe Filianoti, una delle poche realtà tenorili del momento, in camerino, ancora accaldato dopo il suicidio nell'ultimo atto di Werther e grondante di felicità per il trionfo che lui e Sonia Ganassi (Carlotta) hanno ottenuto al Carlo Felice di Genova, si abbandona soddisfatto in poltrona. A Genova, il trentatreenne tenore, è piaciuto. La sua voce vellutata, il suo modo particolare di affrontare un personaggio così complesso come Werther, la sua sensibilità hanno fatto il resto e ne è scaturito addirittura un personaggio più che romantico, direi decadente ed il pubblico l'ha premiato dedicandogli un trionfo.
Si diceva che Giuseppe Filianoti, inaugurerà per la seconda volta la stagione alla Scala con Don Carlos di Verdi e sarà interessante vedere come potrà risolvere questo personaggio tanto contorto.
Dice Filianoti: «Non ho mai cantato questo personaggio, ma lo amo moltissimo. Vero è che i brani più belli li cantano altri, ma il “mio” Don Carlos sarà così fattivo e pieno di idee da farsi apprezzare così com’è ed io sono impaziente di affrontarlo. Io amo cantare e dar vita ai personaggi più diversi, tant'è che, dopo Genova, andrò al Regio di Torino dove canterò il mio adorato Mozart (La Clemenza di Tito, ndr) e poi partirò per una lunga tournée negli States. La mia agente, pressata dalle richieste, mi proponeva altre scritture, ma ho assolutamente voluto trascorrere la Pasqua con mia moglie Annalisa e mio figlio Riccardo. Sì, mio figlio è vivace, ma intelligente e la sua vicinanza mi galvanizza e mi inorgoglisce più di qualsiasi altro successo. Confesso che Werther è un ruolo che amo molto perché mi ricorda il mio grande, insuperabile maestro: Alfredo Kraus che di questo personaggio aveva fatto un capolavoro tanto da immedesimarsi in esso.

Ho voluto debuttare nella sua terra, la Spagna, ma ho sentito dentro di me un Werther che si discostava dal suo e così ho voluto portarlo a Genova. Alternare Donizetti, Massenet, Mozart e Verdi è un'ambizione che, se Dio mi aiuterà, voglio portare a buon fine».

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