Il film del weekend: "Joy"

Jennifer Lawrence, fresca di candidatura all'Oscar per questa interpretazione, non basta a rendere interessante il biopic che la vede protagonista

Il film del weekend: "Joy"

David O’ Russell dà alle sale una pellicola, "Joy", piena di suoi attori feticcio: Jennifer Lawrence, Bradley Cooper e Robert De Niro. Squadra che vince non si cambia, si sa, ma è anche vero che un cast collaudato non basta come garanzia nella riuscita di un film. Dopo i successi de "Il lato positivo" e "America Hustle", la terza collaborazione tra il regista e l'attrice più in voga di Hollywood comincia a mostrare cedimenti: la Lawrence è abbastanza convincente e carismatica ma appare troppo giovane per la parte e si trova da sola a reggere il peso di un film che, dopo un inizio piacevole caratterizzato da una coralità frizzante, spreca il suo potenziale divenendo retorico, convenzionale e ripetitivo.
La storia è la versione romanzata della biografia di una delle imprenditrici più potenti degli Stati Uniti: Joy Mangano (presente nei credits come produttrice esecutiva).
Joy (Jennifer Lawrence), da bambina brillante e ricca di inventiva, ha visto sfumare tutti i suoi sogni uno dopo l'altro. Ha dovuto rinunciare all'Università quando i suoi genitori si sono separati e, in pochi anni, si è ritrovata con tre figli e un ex marito. Intrappolata in una famiglia disfunzionale, invadente e invalidante, è vessata dalle continue richieste di una madre che trascorre la vita a letto a guardare soap opera, una sorellastra che l'ostacola in ogni modo possibile e un padre (Robert De Niro) che è tornato a vivere con lei dopo essere stato messo alla porta dalla compagna. L'unica a spronarla ad avere ancora speranza in un riscatto sociale è l'adorata nonna. Sarà attraverso l'invenzione del "miracle mop", un rivoluzionario mocio lavapavimenti, che, a un certo punto, Joy avrà un biglietto d'ingresso nell'infernale mondo del business: la sua grande occasione per trovare un posto nel mondo e costruirsi un futuro diverso.
Il film è un inno alla resilienza, alla tenacia e alla determinazione. Non racconta di un colpo di fortuna ma di un successo raggiunto attraverso grandissimi sforzi e dopo una serie di dolorose sconfitte. Il fatto che la vicenda sia affidata alla voce fuori campo della nonna regala un tono fiabesco: la protagonista è descritta in tutto e per tutto come una moderna cenerentola e solo in itinere diventa l'incarnazione del mito americano della self made woman. Il problema è che la versatilità recitativa di Jennifer Lawrence non basta a salvare un film che, una volta perduto il brio grottesco con cui vengono presentati i comprimari, diventa narrazione stereotipata, compie alcuni passi falsi e raggiunge una lunghezza eccessiva.

La presenza, tra gli altri, di Isabella Rossellini nei panni dell'italo-americana Trudy, ossia la nuova compagna del padre di Joy, e quella di Bradley Cooper in versione direttore di una tv via cavo, porta un po' di colore ma nulla di più.
Tra i tanti racconti di formazione e di riscatto visti sul grande schermo, questo sfuma dalla memoria in tempi brevi: tradizionale e poco incisivo, non riesce mai a coinvolgere e colpire appieno.

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