Finanziaria, il governo si arrende

Gian Battista Bozzo

da Roma

pSarà il «caso Pallaro», che ha esacerbato gli animi, o più probabilmente la presentazione in extremis di 125 emendamenti alla Finanziaria da parte del governo e del relatore: fatto sta che alla commissione Bilancio della Camera la maggioranza ha gettato la spugna, ed ha concluso i lavori rinviando all’aula l’esame degli emendamenti. Fra quelli non votati, gli emendamenti sui nodi più importanti ancora irrisolti, dalla nuova Irpef al bollo (e superbollo) auto.
Il primo passaggio parlamentare della finanziaria si conclude così nel più inglorioso dei modi, con la commissione che vota il mandato al relatore - il diessino Michele Ventura - di gestire e illustrare la finanziaria nell’aula di Montecitorio. Di fatto, come denuncia Gianni Alemanno (An), la commissione Bilancio ha dovuto votare il mandato al relatore «senza poter capire esattamente i cambiamenti apportati dal governo. La Finanziaria - aggiunge - approda in aula con appena 25 voti in commissione, e senza la possibilità di un confronto serio e approfondito: la crisi politica della maggioranza sta diventando istituzionale».
Lo stesso presidente della commissione Bilancio, Lino Duilio (Margherita) parla di vulnus istituzionale riferendosi alla presentazione tardiva di 74 emendamenti del governo oltre alla settantina presentati dal relatore: «Scriverò a Bertinotti - annuncia - per chiedere che sia consentita la presentazione in aula di subemendamenti agli emendamenti del governo». Questi ultimi, ricorda Duilio, a stretta norma di regolamento si intendono «respinti per l’aula».
Al presidente della Camera scrive anche la Cdl. La presentazione di numerosissmi emendamenti di maggioranza, i ritardi continui nei lavori della commissione, l’arrivo di 75 emendamenti del governo nelle prime ore della giornata di ieri, mentre la commissione stava per concludere i lavori, testimonia la presenza di «un serio problema politico», che riguarda governo e maggioranza, osservano i parlamentari di centrodestra. «Alla commissione - aggiungono - è stato impedito di svolgere i propri lavori», e l’unico ostruzionismo che si è visto è stato quello della maggioranza. Il relatore Ventura si difende, ricordando che anche in passato la commissione Bilancio non ha mai esaminato tutti gli articoli della finanziaria: «Bisogna cambiare le procedure della sessione di Bilancio», argomenta. La Finanziaria arriva in aula la prossima settimana, e Bertinotti ha deciso di convocare per lunedì pomeriggio i capigruppo per esaminare la situazione che si è creata dopo il «non voto» alla commissione Bilancio.
Prima della misera conclusione dei lavori, la commissione ha approvato alcune norme, fra cui il contestatissimo stanziamento di 14 milioni (42 milioni nel triennio) per gli italiani all’estero, già noto come «emendamento Pallaro». Con un altro emendamento si corregge la legge sul risparmio per quanto riguarda la «bollinatura» della Consob sulle nuove emissioni di titoli di Stato: non sarà più necessaria. Inoltre vengono stanziati 2 miliardi di euro in più per gli investimenti da parte delle Regioni. E si decidono limiti alle cosiddette «tasse di scopo»: i Comuni dovranno restituire ai cittadini i soldi della tassa nel caso in cui, a un anno dalla data fissata per l’inizio, i lavori delle opere pubbliche non siano ancora incominciati.


Fra gli emendamenti presentati, ma non esaminati, Guido Crosetto (Fi) ne individua «almeno sei ad personam, oppure a favore di aziende». Se il governo ritirasse tutte le «marchette», afferma il parlamentare, renderebbe più facile l’esame da parte dell’aula.

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