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Fini, Tremonti e Lega: il piano di Berlusconi

Il premier si sfoga coi suoi: il presidente della Camera? Smetta i controcanti. La manovra? Serve il contributo di tutti, Giulio se ne deve fare una ragione. E il Carroccio? Bossi non può continuare la sua strategia di lotta e di governo. Polemica sulla giustizia: l'Italia è in mano ai pm

Fini, Tremonti e Lega: il piano di Berlusconi

Roma - Basta lasciare spazi di movimento, non solo a Fini ma pure alla Lega. Il ragionamento Berlusconi l’ha ripetuto più d’una volta negli ultimi giorni, proprio mentre la mediazione in corso con il Quirinale sul ddl intercettazioni iniziava a portare i primi frutti. Ed è per questo che il Cavaliere intende applicare esattamente la stessa ricetta alla manovra, già approdata in commissione Bilancio al Senato e attesa in aula nell’ultima settimana di giugno. Così, non è un caso che durante l’ufficio di presidenza del Pdl il premier ribadisca che a parità di saldi le misure anti crisi potranno essere migliorate.

Insomma, dice Berlusconi, checché ne dica Giulio, che se ne dovrà fare una ragione, ora serve il contributo di tutti e ben venga se arrivano suggerimenti anche dall’opposizione. Il Cavaliere colomba, dunque. Nonostante Tremonti faccia sapere a stretto giro dal Lussemburgo che «la manovra deve restare così com’è». Perché - confidava in privato in questi giorni il premier - non ha senso continuare a consentire a Fini (sulle intercettazioni) e alla Lega (sulle misure anti crisi) di fare quelli di lotta e di governo. E siccome il controcanto è dato praticamente per scontato - anche quello del Carroccio che ha seri problemi con i suoi amministratori visto l’impatto della manovra sugli enti locali - Berlusconi sceglie di giocare d’anticipo. Per poi poter gestire la partita in prima persona, come ha già fatto sul ddl intercettazioni. Perché - è da sempre il suggerimento di Gianni Letta - mettersi nella condizione per cui il Colle ha altri interlocutori è un solo un errore.

Per questo l’invito all’ufficio di presidenza del Pdl a mettersi al lavoro su eventuali proposte: perché il Cavaliere sa bene di sfondare una porta aperta (viste le tante lamentele avute su una manovra considerata niente affatto collegiale) e creare così i presupposti affinché alla prossima riunione siano in molti a presentare suggerimenti. Appuntamento che dovrebbe essere in calendario fra due settimane, quando l’ufficio di presidenza del Pdl si riunirà di nuovo con all’ordine del giorno proprio le misure anti crisi. Con un invito esplicito del premier: serve più attenzione allo sviluppo. Mentre nel partito sono in molti a chiedere che si inserisca subito nel provvedimento la semplificazione amministrativa, visto che è a costo zero e non avrebbe senso aspettare anni per modificare la Costituzione. Anche questa una posizione non proprio in linea con quanto aveva suggerito Tremonti.

Sul fatto che dall’opposizione possano arrivare proposte costruttive il Cavaliere ha invece poche speranze. Qualche possibilità c’è forse sul fronte Udc, visto che i centristi si dicono pronti a condividere le responsabilità della manovra ma solo se verranno accolti i loro suggerimenti. E il fatto che Il Mattinale - una sorta di rassegna stampa ragionata che arriva tutte le mattine sulla scrivania del premier - insista da due giorni sugli «spiragli di ragionevolezza» che vengono dall’Udc può essere un segnale di disgelo. Senza contare che c’è chi guarda con un pizzico di malizia al fatto che il Cavaliere stia prolungando l’interim allo Sviluppo economico, una poltrona che potrebbe tornare utile nel caso di un qualche accordo con i centristi (non tanto perché ci si siederebbe un uomo dell’Udc, quanto perché Casini potrebbe contribuire ad indicare un tecnico a lui non sgradito).

Pur se colomba, Berlusconi non ha però intenzione di lasciare margini ad eventuali fronde alla Camera (dove la pattuglia finiana è più numerosa). Così, anche la manovra seguirà lo stesso iter del ddl intercettazioni. Partenza al Senato, cappello politico dell’ufficio di presidenza del Pdl fra due settimane e poi fiducia già a Palazzo Madama. Di modo che quando il testo arriverà alla Camera sarà di fatto impossibile metterci mano.

Non solo per l’opposizione ma anche - se mai cadessero in tentazione - per i finiani.

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