Fini vede il sereno: con Silvio sarà pace

da Roma

«La pace scoppierà. Berlusconi è il padre nobile del centrodestra e il centrodestra non può assolutamente consentire che il patrimonio accumulato in questi anni vada perduto o disperso». Amedeo Laboccetta è un dirigente di lungo corso di Alleanza nazionale, uno di quelli che, nel nome della sua storia ma anche dell’amicizia e dalla stima che da sempre lo lega al leader di Via della Scrofa - e ancor prima a Giorgio Almirante - può permettersi di parlare a Gianfranco Fini senza timidezze o vizi di deferenza. È per questo che quando lunedì mattina lo incontra per una chiacchierata informale, gli esprime con chiarezza il suo pensiero.
«Caro Gianfranco, ma che vogliamo fare con Berlusconi? La società civile legata alla nostra parte politica, il popolo del 2 dicembre, non riesce proprio ad accettare le divisioni attuali. L’elettorato ci dice che bisogna riprendere a lavorare al dialogo. È ora di tornare a costruire». La replica del leader di An è rassicurante e fatalista. «Amedeo, vedrai che quando questa stagione di emozioni forti si sarà placata le ragioni della politica finiranno per prevalere». Laboccetta, però, insiste. E si candida ad avviare in prima persona le prove tecniche di riconciliazione, indossando i panni del pompiere e dell’emissario di pace. «Gianfranco, visto che nessuno vuole fare il primo passo, lo faccio io. Con la mia associazione Polo Sud, a cui da sempre danno il loro contributo esponenti di tutti i partiti del centrodestra, a gennaio organizzerò a Napoli un grande evento sul Meridione, invitando te, Berlusconi, Casini e Bossi. È la nostra gente che vuole vedervi insieme».
L’entusiasmo di Laboccetta convince Fini che gli concede il suo via libera. E il dirigente partenopeo compie subito il primo passo. Telefona a Marcello Dell’Utri e fissa un appuntamento per la prossima settimana per iniziare a tessere la sua trama e provare a dare il suo piccolo contributo. Quel che è certo è che per dissipare la tensione ci vorrà un investimento di buona volontà da entrambe le parti. Qualcosa, comunque, si inizia a muovere, soprattutto grazie alla spinta proveniente dalla base. Ieri, ad esempio, nel corso di un convegno della Fondazione Farefuturo, un ragazzo si è alzato in piedi e dalla platea ha chiesto al leader di An se non sarebbe ora di «tornare allo spirito del 2 dicembre». «Non parlo di politica» la risposta di Fini. Corredata da una postilla: «Comunque oggi è il 27 novembre, al 2 manca poco, a quella data ci stiamo arrivando, la sua domanda è profetica».
È proprio da questa volontà di popolo che Laboccetta vuole tentare di far ripartire il dialogo.

«La gente al Sud è esasperata, il fallimento delle amministrazioni regionali è sotto gli occhi di tutti. Ora dopo lo spariglio di Berlusconi bisogna tornare a puntare sul futuro. Berlusconi deve fare il regista della coalizione e del ritorno al governo. Dobbiamo smettere di fare regali alla sinistra».

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