Gianfranco Fini ha aperto la campagna del Nord. Ieri era ad Asolo, cuore del Nord Est leghista, domani sarà a Milano. Il suo gigantesco conflitto di interessi non colpisce commentatori e opposizioni, che in questo Paese sono più o meno la stessa cosa. Si muove come terza carica dello Stato, utilizza il suo ruolo istituzionale per fare pura propaganda politica, si comporta da leader di un partito di opposizione ma nessuno pone seriamente sul tappeto l'idea di chiedergli ufficialmente di dimettersi da presidente della Camera. Uscita dopo uscita, il programma politico del nascente Fli si va delineando. Della cittadinanza breve agli immigrati già si sapeva, della linea morbida sui clandestini pure, così come sono note le aperture per le unioni omosessuali. Ieri si è aggiunta una novità: aumentare le tasse. Si dovrebbe partire - sono parole sue- da quelle sulle rendite finanziarie che oggi sono al 12 per cento e che Fini propone di portare al 25. Si tratta dei risparmi (già tassati alla fonte) che gli italiani hanno investito in Borsa: Azioni e titoli che costituiscono gran parte di quel tesoretto che sta permettendo al Paese di sopravvivere alla crisi finanziaria. Dentro il calderone ci sono i milioni dei ricchi, ma anche le decine di migliaia, a volte solo migliaia di euro delle famiglie a reddito medio basso. Bene, Fini vuole mettere loro le mani in tasca e rubargli parte del gruzzolo. Questo il Fli propone al Nord Italia. Non tagliare gli sprechi, non ridurre il costo dei dipendenti pubblici, non aumentare efficienza degli apparati statali e aiutare lo sviluppo delle media e piccola impresa. La parola magica è: tassare. E siccome ha detto tutto questo con seduto al fianco Massimo D'Alema (ma guarda la coincidenza) che lo ha applaudito, è ovvio che Fini ha già in mente con quali alleati portare avanti il suo programma. Non a caso ha detto anche che se il governo dovesse cadere non sarà un dramma. Anzi, potrà essere l'occasione per formarne un altro in corsa, senza che questo significhi fare un golpe. Riepiloghiamo. Due anni fa Fini ha vinto le elezioni promettendo che mai si sarebbero alzate le tasse. Oggi dice il contrario. Vinse facendo una campagna elettorale contro la sinistra e oggi si dice disposto ad allearsi con lei contro i suoi elettori. Non male per uno che voleva, e vuole, prendere il posto di Berlusconi alla guida dei moderati del centrodestra. Non so quanti al Nord lo seguiranno. Certo, qualcuno raccatterà. Come il caso del presidente del Consiglio comunale di Milano, Palmeri, che ieri ha annunciato il suo passaggio da Forza Italia al Fli. Io non credo che Palmeri sia convinto che i suoi elettori della Milano bene siano per la tassazione della rendita finanziaria. Penso invece che si tratti di una ripicca per non essere stato messo nel listino alle ultime elezioni regionali, perché dentro il Pdl non si parla di lui come futuro onorevole o coordinatore. Insomma, di frustrati o falliti pronti a tradire Berlusconi ed elettori ce ne sarà anche più d'uno.
Ma non parliamo di programmi, valori, principi. Come al solito si tratta di meschine questioni personali: poltrone, sottopoteri, piccole vendette maturate e compiute nel sottobosco della politica. Di gente così credo che la maggioranza potrà fare a meno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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